Il punto fermo è uno: Silvio Berlusconi è deciso a restare in campo. Perché «non è un seggio in Parlamento che fa un leader» e «anche io posso fare come Beppe Grillo o Matteo Renzi» che guidano i rispettivi partiti senza sedere né alla Camera né al Senato. Un Berlusconi, quello che interviene alla presentazione del libro di Bruno Vespa, deciso a non cedere il passo, convinto a fare opposizione e pronto a giocare in prima fila la campagna elettorale per le Europee. Non i Bulgaria o in Ungheria, ma in Italia. L'ex premier, infatti, smentisce di aver mai pensato di candidarsi all'estero per aggirare la legge Severino, indiscrezione uscita negli ultimi giorni su alcuni quotidiani. Una strada, peraltro, che sarebbe di fatto impraticabile sotto un profilo strettamente giuridico. Berlusconi, però, sembra sempre più convinto a voler mettere la faccia sulla tornata elettorale di maggio, tanto che proprio in vista delle Europee l'8 dicembre terrà a battesimo a Roma i Club Forza Silvio.
D'altra parte, è il senso dei ragionamenti del Cavaliere, l'unico modo per resistere a quello che considera un vero e proprio assedio giudiziario è quello di restare in campo e giocare la partita fino in fondo. E che lo voglia fare al di là del fatto che per i prossimi sei anni non potrà comunque candidarsi alle politiche lo si coglie da come risponde a una domanda su Renzi. «Gli inizi facevano immaginare una persona assolutamente moderata e spiega - si vedeva la provenienza dai giovani della Dc». Altro, però, non vuole aggiungere perché «non ho mai parlato male dei miei competitor». Il segno che Berlusconi considera il futuro segretario del Pd il suo avversario diretto, con buona pace della sua apertura alle primarie del centrodestra per individuare l'eventuale candidato a Palazzo Chigi della coalizione. Una disponibilità soprattutto formale, almeno finché l'ex premier si considererà lui stesso il «competitor».
Un Berlusconi, quello che interviene nella sala del Tempio di Adriano, che non alza troppo i toni. Anche se manda un messaggio piuttosto chiaro al Quirinale. Dopo aver detto di considerare «ridicolo» che «un uomo come me e con la mia storia si debba riabilitare» con i servizi sociali, il Cavaliere auspica infatti «un minimo di saggezza» da parte di Giorgio Napolitano: «Lo dico senza infingimenti, credo che debba arrivare una grazia motu proprio dal capo dello Stato». E che i rapporti con il Colle siano in questo momento piuttosto tesi lo dimostra la risposta che l'ex premier non dà quando gli chiede se considera Napolitano «responsabile» della situazione. «Le rispondo alla presentazione del prossimo libro», glissa con Vespa. Ma mentre il Cavaliere non risponde, al Senato Forza Italia sta dando battaglia contro la nomina dei senatori a vita, un atto decisamente ostile verso il Quirinale. Lucio Malan e Elisabetta Casellati chiedono infatti alla Giunta per le elezioni di Palazzo Madama un supplemento di documentazione che confermi il «valore sociale e scientifico» di Carlo Rubbia, Renzo Piano, Claudio Abbado e Elena Cattaneo, con Lega e M5S che si associano. Senza contare che Berlusconi non esclude la possibilità di far convergere i voti di Forza Italia se Grillo portasse davvero avanti la richiesta di impeachment per Napolitano. Un clima, insomma, piuttosto teso.
E lo si capisce anche dai toni sulla magistratura. Contro di me dice l'ex premier è stato messo in atto un colpo di Stato di parte della magistratura con il Pd. Ecco perché «c'è la disponibilità di Forza Italia a fare le riforme» solo se «si comincia da quella della giustizia». Tranchant, invece, su Angelino Alfano: «Non vorrei entrare in questo argomento. Ho sofferto molto ma quello che è successo È chiaro. C'è chi collabora con chi ha deliberatamente proceduto all'omicidio politico del capo del centrodestra».
Acque agitate, invece, sul fronte interno. Ai big del partito, infatti, Berlusconi chiede di non partecipare all'appuntamento di domenica a Roma, quando terrà a battesimo i Club Forza Silvio all'Auditorium della Conciliazione.
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