"Università non entrano in guerra": lezione di Bernini alla Normale di Pisa

Bufera sulla decisione di interrompere la collaborazione nella ricerca con Israele: "Le università non entrano in guerra"

"Università non entrano in guerra": lezione di Bernini alla Normale di Pisa
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La deriva anti-Israele e pro-Hamas all'interno delle università italiane è sempre più palpabile. Dopo i casi registrati a Bologna e a Torino, è stata la volta della Normale di Pisa, che ha deciso di interrompere la collaborazione nella ricerca con Israele. Invece di costruire ponti, la consueta strumentalizzazione politica che danneggia in maniera quasi esiziale l'immagine di un'istituzione secolare. Tranchant l'analisi della ministra Anna Maria Bernini: "Considero la scelta della Normale id Pisa profondamente sbagliata perché le università non si schierano con una parte o con l'altra. Le università non entrano in guerra".

Intervistata dal Tg1, la titolare dell'Università e della Ricerca ha sottolineato che le università hanno a disposizione delle armi molto potenti come la ricerca e la formazione. Quest'ultima, ha aggiunto la Bernini, è un importante e potente strumento di pace che va utilizzato come tale: "Le università sono luoghi dove si può esprimere qualsiasi opinione anche le più radicali con l'unico limite imprescindibile e invalicabile: no alla violenza".

Soffermandosi sulle proteste in corso nelle università italiane, la ministra azzurra ha sottolineato che si tratta di una situazione molto delicata poiché una minoranza "molto minoritaria ma molto rumorosa" ha l'obiettivo di confondere le critiche anche legittime alla politica di Israele e il popolo israeliano. Bernini ha precisato che sono cose diverse, chiunque le voglia confondere rischia di"entrare in una dimensione di antisemitismo" o di "sentimento anti-occidentale".

Quella della Normale di Pisa è l'ennesima brutta pagina per l'università italiana, una caduta di stile che segue quanto avvenuto in altre realtà del Paese.

Un clima antisemita che preoccupa, soprattutto perché fomentato da pezzi di politica pronti a tutto per guadagnare qualche voto in più. Sul tema è intervenuto anche il ministro Antonio Tajani al Messaggero: "Sono preoccupato dall'antisemitismo strisciante di chi usa le scelte del governo israeliano per attaccare Israele e gli ebrei".

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