Una vita scandita dalle varie esperienze nell'ambito sportivo che alla fine lo vede cimentarsi nel grande mondo della politica. Commissario tecnico della nazionale di pallavolo maschile italiana, poi direttore tecnico della nazionale italiana di tiro con l'arco: Mauro Berruto si toglie parecchie soddisfazioni e, con forte motivazione, decide di accogliere positivamente la candidatura con il Partito democratico riuscendo a effettuare l'ingresso alla Camera dei deputati.
Tiene molto a un passaggio intermedio dopo la lunga carriera sportiva: si riferisce alla guida di una prestigiosa scuola di narrazione che è diventata anche università, la Scuola Holden di Torino. Di fatto gli permette di continuare a occuparsi di giovani e di talento, "anche se in una diversa forma di talento rispetto a quello sportivo".
Il suo impegno politico nasce dalla definizione etimologica di politica: "Quel prendersi cura della Polis, il pezzo di mondo dove sei nato oppure dove sei cresciuto, dove lavori". Nato a Torino l'8 maggio 1969, si definisce un uomo di sinistra, democratico, progressista e antifascista che si rispecchia nel filosofo concittadino Norberto Bobbio: "Per la destra è funzionale, anzi necessaria, la diseguaglianza fra le persone. Per la sinistra il principio dell'uguaglianza, dell'uguale accesso ai diritti è un fatto irrinunciabile".
Ha solo due tessere: quella di giornalista e quella dell'Anpi. Poi arriva la chiamata di Enrico Letta a marzo del 2021. Il via libera è naturale, visto che fin da ragazzo il suo voto è affidato a forze progressiste e di sinistra. Nelle urne sostiene la galassia dem fin dalla nascita del Pd. Non ha un soprannome. Nella pallavolo l'allenatore non si chiama "mister" e molto raramente "coach": si usa il nome di battesimo e basta. "Forse sarà per questo che quando mi chiamano 'onorevole' fatico ancora a girarmi", confessa.
A un esperto di pallavolo la domanda sorge spontanea. Prima Paola Egonu accusa l'Italia di essere un Paese razzista, poi si trasferisce al Vero Volley Milano: non c'è un'assoluta incoerenza di fondo? Ma Berruto si trova d'accordo con la punta di diamante e prende le sue difese: "Anche io credo che in Italia si viva il rischio di un rigurgito razzista che è antistorico, in particolare alla storia del nostro Paese che ha visto arrivare e partire milioni di persone di qualsiasi colore della pelle, cultura e religione".
Nel suo impegno parlamentare spera di essere utile soprattutto rispetto al tema che conosce bene: le politiche dello sport e di quella che ama definire "cultura del movimento". Ci sono anche questioni di grande rilievo, ad esempio legate ai fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Di recente l'Ue ha stoppato l'Italia sulla questione stadi: gli interventi per il Franchi di Firenze e per il Bosco dello Sport di Venezia non potranno essere rendicontati a valore delle risorse Pnrr.
Il suo è un giudizio molto severo sul Pnrr: ritiene che lo sport sia stato trattato male, che non sia stata riconosciuta la dignità dello sport come investimento strategico. Non a caso sostiene che la qualità degli stadi è una soluzione strategica fondamentale, da intendere anche come occasione di crescita e sviluppo del nostro calcio: "Avere stadi belli e moderni è un passo avanti decisivo, per il quale auspico un impegno delle società di calcio, della Lega Serie A e ovviamente del governo con linee di finanziamento dedicate".
Restando in ottica stadi, i tifosi del Milan e dell'Inter sono in forte apprensione per il futuro di San Siro. Abbattere la Scala del calcio sarebbe imperdonabile: si tratta di una struttura che rappresenta la storia e la cultura del nostro Paese, non solo dal punto di vista sportivo. Motivo per cui andrebbe tutelato e conservato. L'auspicio di Berruto è che si trovi una soluzione saggia, "nel rispetto della salvaguardia di un luogo storico e dell'esigenza di Inter e Milan di avere uno stadio moderno e all'altezza delle loro sfide agonistiche".
C'è comunque spazio anche per altre azioni meno prestigiose come quella della Camera, che ha approvato all'unanimità la proposta di legge costituzionale che inserisce lo sport in Costituzione. Lo definisce "un fatto epocale" che lo rende straordinariamente felice e orgoglioso. E respinge la tesi secondo cui sarebbe semplicemente un fatto simbolico, una mossa di facciata: "Istituisce un vero e proprio 'diritto allo sport' che necessiterà, dunque, di politiche pubbliche che rendano quel diritto accessibile a tutte e tutti". Ora si attende l'ultima lettura (tecnicamente è possibile dal 4 luglio in poi): "Sarà un giorno meraviglioso della mia vita. E sarà anche la dimostrazione che certi obiettivi si possono raggiungere insieme".
Berruto intende affrontare la sfida in Parlamento con il bagaglio dell'esperienza sportiva che gli ha "insegnato tutto" e che lo ha definito come persona. Anche perché ritiene che molti concetti dello sport siano assolutamente assimilabili al mondo della politica: su tutti cita il senso del gioco di squadra, "il nutrirsi delle differenze, la messa in comune dei punti di forza, la possibilità di trovare nella squadra la soluzione ai tuoi punti deboli".
E non rinuncia a una frecciatina rivolta a chi dovrebbe essere un teorico alleato piuttosto che un amico-nemico: "Ho visto atleti confrontarsi duramente ma non ho mai visto nessuno di loro, a metà di una partita, cambiare maglia e giocare con la squadra avversaria o - peggio - mettersi a schiacciare nel proprio campo".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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