Bersani tra inchieste e faide rischia la fine di Occhetto

Il segretario accerchiato: Vendola scende in campo per le primarie, Renzi esulta e Casini inorridisce. D'Alema sfotte il rottamatore: "Io ho incontrato Clinton"

Ieri si è rinsaldato il lato sinistro della tela strategica, con l'annuncio ufficiale di Nichi Vendola: sarò in campo per le primarie, dice il leader di Sel, «per scacciare il fantasma del Monti bis e trasformare un'ennesima faida di partito in occasione di svolta». Bersani si congratula: «Una notizia molto positiva». Certo, l'ingresso di Nichi nella competizione rischia di ridurre la percentuale di Bersani al primo turno, e Matteo Renzi si frega le mani in anticipo: «Se c'è Vendola, io sono in testa». Ma i bersaniani contano sul fatto che al secondo turno delle primarie Vendola, arrivato terzo, sia fuori gioco e che la sinistra riversi i suoi voti sul segretario Pd, al grido di «non facciamo vincere la destra renziana».
Che vada davvero così è da vedere, certo però il cappio di regole che si stanno studiando per le primarie sembra fatto apposta per strangolare il più possibile la partecipazione non controllata, penalizzando chi (ossia Renzi) è in grado di pescare nel voto d'opinione, fuori dall'acquario militante: registro dei votanti, tessera e al secondo turno vota solo chi si è già registrato al primo. «Una roba che non esiste in alcun paese al mondo», sospira Paolo Gentiloni. «Ma perché dovremmo favorire il voto esterno?», ribatte stupita Marina Sereni. Renzi fa sapere che non sarà sabato a Roma per l'Assemblea nazionale Pd che deve varare il regolamento, e questo irrita lo stato maggiore romano: «Vuol fare la vittima da fuori, accusandoci di lavorare per ostacolarlo», brontolano. I sondaggi continuano ad essere inquietanti per Bersani: quello del Tg La7 sul gradimento dei potenziali premier dava lunedì Monti in testa al 19%, Renzi al 13% e Bersani appaiato a Berlusconi con l'11%. Quello di Ipr per il Tg3 sulle primarie dava Bersani stabile al 39% ma Renzi in rapida crescita ad un'incollatura (34%) e Vendola in calo (dal 22% al 18%). «Percentuali virtuali, la corsa vera deve ancora cominciare», cerca di sminuire la portavoce bersaniana Alessandra Moretti, ma l'allarme c'è.
E se Vendola tende la mano da sinistra, consentendo a Bersani di rivendicare contro lo stato maggiore Pd che le primarie da lui volute non sono di partito ma di coalizione, Casini strappa violentemente da destra: «Stimo Bersani, ma inorridisco all'idea che il futuro possa essere affidato all'alleanza tra lui e Vendola, che è politicamente non adatto a governare». Il segretario Pd risponde per le rime: «Il centrosinistra ha portato l'Italia nell'euro mentre Casini inorridiva con Berlusconi»; resta il fatto che l'ipotesi di una futura intesa di governo tra Pd, Sel e Udc torna a sembrare fantapolitica.


Intanto D'Alema non resiste a tirare un colpo basso a Renzi. E rivela che lui, a differenza del sindaco, Bill Clinton lo ha incontrato, «qualche giorno fa a New York». E aggiunge: «Evidentemente, per lui non sono da rottamare...».

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