Maurizio Landini molla il freno e a margine dell'assemblea nazionale della Cgil invoca la rivolta con toni che lasciano qualche dubbio sul suo fine ultimo. "Io credo che sia arrivato il momento di una vera e propria rivolta sociale perché avanti così non si può più andare", ha dichiarato il segretario della Cgil. "Per noi lo sciopero non è che l'inizio di una mobilitazione e di una battaglia perché il nostro obiettivo non è semplicemente migliorare o cambiare la Legge di bilancio, il nostro obiettivo è cambiare e migliorare il nostro Paese anche attraverso l'uso dei referendum", ha proseguito. Landini parla apertamente di "rivolta sociale" e presta il fianco alle strumentalizzazioni che da tempo vengono portate avanti dagli ambienti dell'estrema sinistra, tra i quali Carc e (nuovo) Partito comunista italiano. Tra la Cgil e queste sigle non esistono collegamenti noti ma le parole di Landini vanno a fomentare un clima già incandescente, alimentato dalla propaganda anti-governativa delle opposizioni extra-parlamentari.
"Fa rabbrividire che il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, si auguri una rivolta sociale. Pesare le parole è una responsabilità necessaria, soprattutto in un periodo storico in cui i facinorosi dei centri sociali hanno ritrovato nelle strade italiane una preoccupante intraprendenza. Landini, nel bene supremo del dibattito civile, dovrebbe chiedere scusa per il termine inopportuno", ha dichiarato il senatore Salvo Sallemi, vice capogruppo di Fratelli d'Italia a Palazzo Madama, Antonella Zedda, vice capogruppo dei senatori di Fratelli d'Italia, ha rimarcato che quando Landini invoca la rivolta sociale, "sembra voler indossare i panni del cattivo maestro, figura che speravamo appartenesse soltanto al passato crudele e violento degli anni '70. Ognuno dovrebbe ponderare le parole, per evitare che qualche esagitato - e all'estrema sinistra ce ne sono tanti - possa usare certe espressioni come pretesto per le proprie malefatte".
Il capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera dei deputati, Tommaso Foti, si chiede "con quale coraggio il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, inciti alla rivolta sociale. Dopo l'aumento del suo stipendio di quasi trecento euro al mese alla faccia dei suoi appelli al salario minimo, ormai è rimasto da solo a credere ai suoi esilaranti proclami di insurrezione".
Inoltre, in punta di diritto, l'esponente di FdI invita il sindacalista a fare attenzione alle parole che utilizza, perché incitare alla rivolta sociale "integra gli estremi di un reato, oltre a perdere totalmente la faccia. Capiamo che oggi Landini debba tentare di fare il rivoluzionario in Italia per cercare di scimmiottare i milioni di Americani che col voto la rivoluzione l'hanno fatta davvero".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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