«Fantasmi» alla ribalta, «maschere» sconosciute che comparendo in tv fanno dire al telespettatore: «E questo chi è?». Ambiscono ad essere classe dirigente ma non si conoscono nemmeno fra di loro. Sul serio. Durante lo speciale di Enrico Mentana, Paolo Putti, il grillino che ieri a Genova ha fatto esultare i suoi fans, vedendo profilarsi il successo di Federico Pizzarotti, l’altro grillino che a Parma è arrivato al ballottaggio, ha candidamente ammesso: «Pizzarotti? Non lo conosco».
Ognuno di loro è una cellula a se stante, nessuno sa cosa fa l’altro. Un mondo di blogger, piuttosto folkloristico, che dialoga solo coi «seguaci» di twitter e gli «amici» di Facebook. Putti a quarantadue anni si definisce ancora un laureando. Gli mancano due esami per la laurea in Fisica. Un laureando invecchiato. È un grillino anomalo. Preferisce la piazza vera a quella virtuale. Da anni lotta contro le grandi opere. Uno dei suoi più grandi desideri? Restituire l’acqua ai cittadini (sic!). Afferma, senza timore, di essersi sentito orgoglioso di essere italiano solo ascoltando il fondatore di Emergency, Gino Strada, la cui italianità però giudica casuale. Ma intanto crescono, queste strane «maschere», invisibili agli occhi della gente normale. Loro, che normali si definiscono. E qualcuno già diventa classe dirigente. Come il primo sindaco eletto dal Movimento 5 stelle, Roberto Castiglion, che siederà sulla poltrona di primo cittadino di Sarego (Vicenza). Grillo su twitter è convinto che sia solo l’inizio: «Abbiamo il primo sindaco, è a Sarego la prima Terza Repubblica. Avanti così Belin!». Ma forse l’ennesima nuova Repubblica comincia a Parma con Pizzarotti. Poco più giovane di Putti ma simile in quanto a idee non-sense. Fa parte di un fantomatico gruppo, l’Mdf, che sta per «Movimento per la decrescita felice». E non è uno scherzo. È proprio con l’Mdf che ha creato un misterioso «orto sinergico». Mistero. Di ambizione ne ha soprattutto una e ne ha fatto il suo biglietto da visita su twitter: «Fin da piccolo ho sempre voluto cambiare il mondo». Robetta da niente. Da Genova, se dovesse vincere il ballottaggio, potrà cominciare a provarci.
Delle «maschere grillesche» fa parte anche Gianni Benciolini, reduce dal successo di Verona. «Crescita vuol dire più pil, sviluppo invece significa migliore qualità della vita». Così ebbe a dire, enigmaticamente, il devoto di San Francesco D’Assisi che pare non riconoscere l’autorità indiscussa del capo: «Non è vero che c´è un unico leader nel movimento. Anzi, è capitato che si siano prese decisioni che andavano contro quello che diceva Grillo». Ce l’immaginiamo tutti amici e fratelli, ma pare non sia così. Benciolini è anche un «inanellatore». Cattura volatili, gli piazza un anello con sopra un codice alla zampa, li censisce e poi li libera.
Anche Riccardo Nuti, col suo 5 per cento a Palermo, si candida a diventare quello che finora lui e i suoi amici non sono mai stati: una persona nota. Ha invitato più volte, e lo ha proposto anche al prefetto, di tenere «aperte le tendine dei seggi» al momento del voto. Motivo? Solo così è possibile cogliere l’elettore il flagranza di reato e solo così è possibile distinguere un antimafioso vero da uno che si spaccia per tale.
Fra i vincitori, morali ed elettorali, c’è anche Enza Blundo, la «stella» che ha brillato a L’Aquila e che era balzata per un attimo agli onori della cronaca, si fa per dire, perché fu portavoce degli aquilani al No Berlusconi Day per denunciare quelle che per lei erano le menzogne
dell’ex premier sull ricostruzione post terremoto. Nichi Vendola ieri ha chiosato: «Lotto contro Grillo che diffama e calunnia, ma rispetto il Movimento 5 stelle».Immaginatevela tutta al governo questa «classe dirigente».
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