C'é Santoro al citofono

Martedì il sito del Corriere della Sera spiegava la clamorosa «decisione choc» adottata in Francia: il canone televisivo verrà pagato anche dai semplici proprietari di video-telefonini e di particolari computer, questo per compensare in minima parte il mancato guadagno delle reti pubbliche che da lunedì scorso non trasmettono più spot pubblicitari tra le otto di sera e le sei del mattino. Tra tre anni, poi, gli spot spariranno del tutto.

Ora: chi glielo spiega al Corriere che in Italia la «decisione choc» è già operativa da anni? Molto più severa, in teoria: da noi dovrebbe pagare chiunque possegga qualcosa con uno schermo, quindi videocamera, I-pod, videofonino, macchina fotografica digitale, schermo di computer (anche senza computer) e persino videocitofono.

La differenza è che trattasi di norma all’italiana, visto che abbiamo un tasso di evasione del canone pari al 25 per cento; la differenza è che noi abbiamo anche gli spot, e pure tanti; la differenza è che ovviamente resta anche il canone, e pure alto; la differenza è che la tv francese è molto più seria e centomila volte più «servizio pubblico» della nostra, incapaci come siamo di privatizzare la Rai al cento per cento o in alternativa fare servizio pubblico al cento per cento. Dunque abbiamo tutto: canone, legge estensiva sul canone, spot. E non abbiamo niente, inteso come ciò per cui dovremmo pagare: un servizio pubblico definibile.

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