C’è una stranezza nell’indagine su Meloni, che tristezza Ferragni e Killa: quindi, oggi…

Quindi, oggi...: il caso Almasri, la caduta dei Ferragnez e Sanremo

C’è una stranezza nell’indagine su Meloni, che tristezza Ferragni e Killa: quindi, oggi…
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- Due paroline, giusto due, sul messaggio che Chiara Ferragni ha postato sui social per raccontare i tradimenti di Fedez. Sarò sincero, è tutto molto triste. Non per il fatto che lui sarebbe stato a un passo dal non sposarsi perché amava un’altra. Non per le presunte corna. Non per sette anni di possibili clamorose bugie. Succede, anche nelle famiglie non Vip. La tristezza è che qui ci sono due bambini innocenti, messi al mondo da mamma Chiara e papà Federico, che non si meritano di vivere per tutta la vita con i cavoli della loro famiglia spiattellati ovunque.

- Domani Giorgia Meloni interviene alla Ripartenza di Nicola Porro. E da quanto ci risulta è decisamente carica per questa questione dell’indagine aperta per il caso di Almasri. Ne vedremo delle belle.

- Emis Killa indagato? Chi se ne frega. Doveva andare comunque a Sanremo. Invece siamo un paese giustizialista a tal punto che un artista, innocente fino a prova contraria, deve rinunciare al Festival per le legittime, ma ancora banali indagini dei giudici. Emis ripensaci.

- Imbarazzante la Rai, che avrebbe dovuto difenderlo con più forza. Anche perché Emis Killa era già destinatario di un daspo di tre anni emesso a dicembre dal questore di Milano Bruno Megale. E questo lo sapevano. Quindi delle due, l'una: o non lo inviti per nulla e a dicembre, ricevuto il daspo, lo saluti; oppure vai fino in fondo anche a indagine in corso.

- Imbarazzante anche la procura, che nel più tipico degli scandali italiani fa arrivare la notizia dell'indagine prima al Corriere della Sera e solo dopo al diretto interessato. Che schfo di giustizia.

- Quindi nel giorno in cui ci sfracellano le balle per "l'atto dovuto" della procura di Roma in merito all'indagine ai danni di Meloni, nessuno si scandalizza per il fatto che i pm di Milano non abbiano rispettato quel principio giuridico (ma anche morale) secondo cui in caso di indagine sarebbe giusto informare prima il diretto interessato e solo dopo i media.

- Sono andato a cercare in archivio e ricordavo bene: nel 2022 qualcosa di simile al caso Meloni accadde anche a mezzo governo Conte II, al quale la procura di Roma inviò una comunicazione di iscrizione nel registro degli indagati a seguito delle denunce di centinaia di persone per la gestione del Covid. La palla passò al tribunale dei ministri, che archiviò il tutto. Quale fu la differenza? Che in quel caso, fece sapere Palazzo Chigi, il famoso “atto dovuto” venne accompagnato da una relazione nella quale la Procura spiegava di “ritenere le notizie di reato infondate e dunque da archiviare”. Quindi sì, magari Lo Voi avrà pure dato seguito ad un atto dovuto. Ma il suo predecessore quella volta si preoccupò di far sapere che riteneva il tutto infondato. Stavolta, invece, a quanto ne sappiamo, Palazzo Chigi non ha ricevuto rassicurazioni di questo tipo. Anzi: i giornali oggi parlano di denunce non ritenute “manifestamente infondate” da parte della procura. Quindi cambia, eccome se cambia.

- Nelle cronache di quel tempo emerge anche la posizione assunta allora da Giorgia Meloni. Disse: “Fratelli d'Italia ha sempre detto che questa (la gestione del Covid, ndr) è una pericolosa deriva antidemocratica, ma (…) rimane coerente con le sue posizioni, e non le muta a seconda della convenienza politica: le scelte politiche di un governo non dovrebbero essere sottoposte all'approvazione della magistratura. Serve massima trasparenza, certo, ma questa deve essere data prima di tutto al Parlamento e ai cittadini”. Ed è quello, in fondo, che sta chiedendo anche oggi: le decisioni che assume il governo, nel pieno delle sue funzioni, non possono essere contestate dai magistrati mettendo a rischio la tenuta degli esecutivi. Che in Italia sono sempre traballanti.

- Aggiungo io che il governo dovrebbe sbattersene di questo rinvio a giudizio, denunciare il fatto

che con Conte la procura si adoperò per far sapere a tutti che non riteneva fondate le denunce e infine aspettare il Tribunale dei ministri. Il quale, se non archivia, metterà a nudo lo scontro totale tra toghe e giudici.

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