Scene da Far West all'assemblea del Pd laziale: con calci, sputi e tessere lanciate in faccia ai dirigenti. È successo sabato pomeriggio al centro congressi della Cgil, dove i militanti e i quadri del partito si sono riuniti per ratificare l'elezione di Fabio Melilli a segretario regionale. La rissa, racconta il Corriere della Sera, è scoppiata al momento dell'elezione a presidente di Liliana Mannocchi, fedelissima del deputato Marco Di Stefano, al posto di Lorenza Bonaccorsi, renziana sconfitta da Melilli alle primarie: sotto gli occhi increduli degli invitati (tra cui il presidente di regione Nicola Zingaretti e il sindaco di Roma Ignazio Marino) è andata in scena una gazzarra con fischi, pernacchie ed espressioni da trivio.
Da lì al confronto fisico il passo è stato breve. E così sono volati calci e sputi, con Melilli colpito in pieno volto dal lancio di due tessere. Massimiliano Dolce, delegato giunto da Palestrina, è stato colto da un principio di crisi epilettica, rendendo necessario l'intervento delle ambulanze.
Ma le risse democratiche non sono prerogativa unica di Roma. A Modena si è scatenata una bufera sulle primarie per l'elezione del candidato sindaco, e la sconfitta Francesca Maletti ha presentato un esposto contro presunte irregolarità nel voto degli stranieri, cui sarebbero stati forniti i due euro necessari. A Salerno, feudo di Vincenzo De Luca, il deputato Guglielmo Vaccaro si è barricato nella sede del partito per protestare contro l'esito delle consultazioni locali.
È forse per ovviare a questo tipo di problemi che il capo della segreteria regionale siciliana Fausto Raciti, appoggiato dai renziani di Faraone ma fatto eleggere alla Camera da Pierluigi Bersani, ha dichiarato candidamente: "Noi, temo, facciamo troppe primarie".
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