Calderoli non molla, la Lega rilancia

Letta agita a Maroni lo spauracchio di Expo. Bobo fa scudo al vicepresidente del Senato, che oggi parla in Aula

Calderoli non molla, la Lega rilancia

Roma - Roberto Calderoli non si dimette dalla vicepresidenza del Senato e la Lega fa quadrato per difenderlo. Non solo. Il Carroccio rilancia: annuncia una manifestazione contro l'immigrazione clandestina a settembre e attacca chi solleva un polverone intorno a Calderoli al solo scopo, accusano i leghisti, di distogliere l'attenzione «dalla deportazione della piccola Alua in Kazakistan» di cui è responsabile il governo. È il segretario del Carroccio, Roberto Maroni, a chiudere la questione per la Lega. Maroni ritiene sufficiente che Calderoli abbia chiesto scusa al ministro dell'Integrazione Cécile Kyenge, per averla paragonata a un orango. Per Maroni va bene così. «Basta strumentalizzazioni», dice il governatore della Lombardia.

A nulla, almeno per ora, è quindi valso il durissimo aut aut del premier Enrico Letta diretto proprio a Maroni per chiedergli di indurre Calderoli a scegliere le dimissioni. Gli incarichi di presidenza e vicepresidenza delle Camere infatti non prevedono la sfiducia. L'insulto alla Kyenge, dice Letta, «è un'altra pagina vergognosa nel nostro Paese su questi temi, oggi l'Italia è presente sulla stampa estera per questa vicenda: una vergogna che fa male all'Italia». Quindi Letta si rivolge a Maroni «perché chiuda rapidissimamente questa pagina altrimenti si entra in una logica di scontro totale». La richiesta del premier è chiarissima: dobbiamo collaborare e lavorare insieme soprattutto in vista di Expo 2015. Una collaborazione impossibile se la Lega non cambia i toni. A far infuriare Letta non sono state soltanto le parole di Calderoli contro la Kyenge ma pure un'uscita di Matteo Salvini contro il presidente della Repubblica. Sulla sua pagina Facebook Salvini ha scritto: «Io mi indigno con chi si indigna. Napolitano, taci che è meglio». Il vicesegretario della Lega accusa Napolitano di essersi indignato «per una battuta di Calderoli» ma non quando «la Fornero, col voto di Pd e Pdl, rovinò milioni di pensionati e lavoratori». Altre parole inaccettabili per Letta. «Non ci provino nemmeno a chiamare in causa Napolitano - attacca il premier - Si chiuda questa vicenda, la vergogna è già stata abbastanza». Poi in serata la parziale retromarcia di Salvini: «Me ne dispiaccio» e la presa d'atto del Quirinale.

Maroni però decide di lasciare la questione in mano a Calderoli anche se riconosce che ha sbagliato. «Non si devono mai insultare le persone - scrive il governatore della Lombardia su Facebook -. Ma Calderoli ha riconosciuto l'errore e si è scusato sia pubblicamente che personalmente con la ministra Kyenge. Ora basta alimentare polemiche e strumentalizzazioni». Poi la chiamata con Letta: «Sono sicuro che non ci sarà nessuna ritorsione su Expo perché questo sarebbe dannoso per Milano, la Lombardia, l'Italia».

Insomma sembra proprio che per la Lega sia impossibile abbassare i toni visto che il capogruppo della Lega al Senato, Massimo Bitonci, definisce l'aut aut di Letta «un messaggio dal sapore mafioso». E chissà che cosa succederà oggi quando Calderoli entrerà nell'aula di Palazzo Madama e chiederà la parola per replicare al dibattito che si è svolto ieri, durante il quale sono state ripetutamente chieste le sue dimissioni. Richiesta partita dal Pd ma non solo. Anche molti esponenti del Pdl pure se in toni più pacati hanno dichiarato di ritenere opportuno che Calderoli lasci la vicepresidenza del Senato. Tra questi Mara Carfagna ad esempio e Renato Brunetta. Contro Calderoli anche il ministro degli Esteri, Emma Bonino: «Le parole di Calderoli hanno offeso tutta l'Italia e noi italiani». Sulla richiesta di dimissioni il Pd non intende mollare la presa. Intervengono con toni ultimativi sia il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, sia il segretario, Guglielmo Epifani.

«Definire Calderoli un uomo politico mi pare eccessivo - dice Renzi - Ha detto cose vergognose: in un paese civile va a casa e va a casa per sempre». Epifani osserva che quelle frasi «a sfondo razzista non sono compatibili con chi ha un incarico istituzionale e la Lega non può far finta di non capire» ed è bene che Calderoli si dimetta spontaneamente.

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