"No alle alleanze a geometrie variabili". Ma Calenda cambia di nuovo idea

Il leader di Azione ora accetta di andare in il Pd nel Lazio e non in Lombardia. È solo l'ennesima giravolta

"No alle alleanze a geometrie variabili". Ma Calenda cambia di nuovo idea

"Il tentativo di fare alleanze a geometrie variabili in Lazio e in Lombardia non è accettabile”. Lo aveva scritto Carlo Calenda il 5 novembre 2022. E che ha fatto ora lo stesso Carlo Calenda? Alleanze a geometrie variabili, ovviamente.

E cosi come per il patto con Letta per le Politiche - con tanto di bacio in fronte - fatto e disfatto nel giro di una settimana, o per quel “mai con Renzi”, poi finito nel Terzo polo, anche sulle Regionali Calenda prima dice una cosa e poi se la rimangia. E quindi in Lazio si allea con il Pd, in Lombardia no.

La corsa in avanti per la candidatura di Letizia Moratti spinta dallo stesso Calenda, infatti, non ha prodotto il risultato auspicato, a differenza di quella di D’Amato. Così il Pd ha risposto con una sua candidatura di bandiera: Pierfrancesco Majorino. Rinunciando persino alle primarie, come prevede lo statuto dei dem e come aveva chiesto l'assessore alla Casa del Comune di Milano Pierfrancesco Maran che aveva lanciato la sua candidatura. Ma secondo Majorino non si poteva perdere tempo con le primarie perché c’è l’urgenza di battere la destra: “Avevamo bisogno di lanciare subito la campagna elettorale e la sfida nei confronti della destra”.

Su Majorino, che è espressione dell’ala più sinistra del Pd, converge subito Fratoianni, mentre si aspetta il responso dei 5Stelle. Ovviamente arriva l’ok di Letta insieme a quello del fido Boccia, che continua a costruire le alleanze delle amministrative in quanto responsabile degli enti locali di una segreteria dimessa. "Marciamo divisi perché io non sono di sinistra - dice invece Calenda - Siamo un centro riformista e abbiamo proposto Moratti. Majorino è molto radicale, si porterà dietro Agnoletto che è il capo del fronte anticapitalista, contenti loro. Io penso che la Lombardia abbia bisogno di un profilo più riformista”.

Discorso diverso per il Lazio, dove va bene anche un profilo molto a sinistra, quale è Alessio D’Amato che invece viene da Rifondazione comunista. E infatti qui il Terzo polo va con il Pd.

Ma D’Amato ha aperto anche ai grillini. E se alla fine Conte accetta, Calenda che fa? Annulla l’alleanza per D'Amato dopo averlo appoggiato come alle Politiche o si rimangia il “mai con i 5 stelle” come il “mai con Renzi”?

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