Carceri, nuovo appello del Colle: "Intervenire è un dovere morale"

Il capo dello Stato alle Camere: "Far sì che le carceri non umilino la dignità delle persone e corrispondano alla funzione rieducativa della pena"

Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano
Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano

Dal Quirinale arriva un nuovo appello a far fronte all'emergenza carceri. "La necessità di cambiare profondamente le condizioni delle carceri in Italia costituisce non solo un imperativo giuridico e politico, imposto sia dalla Convenzione Europea sia dalla nostra Carta Costituzionale, ma anche e soprattutto un dovere morale". Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano torna ad affrontare il tema delle carceri in una lettera inviata a Rita Bernardini, segretario dei Radicali italiani, in occasione della terza Marcia di Natale per l’amnistia, la giustizia e la libertà. "Se infatti lo Stato deve farsi carico della sicurezza dei cittadini e delle sacrosante aspettative di giustizia delle vittime dei reati - aggiunge il Capo dello Stato -, ciò non deve esimere dal dovere di far sì che i luoghi di detenzione non umilino la dignità delle persone e corrispondano alla funzione rieducativa della pena".

Dopo aver sottolineato il severo pronunciamento con cui, lo scorso gennaio, la Corte europea dei diritti dell’uomo aveva messo in mora il nostro paese, Napolitano ricorda il messaggio da lui stesso inviato alle Camere a ottobre. Oggi come allora il presidente della Repubblica indica "una molteplicità di possibili interventi legislativi e amministrativi nonché, data l’urgenza di ottenere in tempi brevi, entro il prossimo 8 maggio come richiesto dalla Corte, sostanziali riduzioni del sovraffollamento delle carceri". Secondo Napolitano, la possibilità di accompagnare tali interventi con provvedimenti di clemenza generale avrebbe l’effetto di accelerare i tempi di amministrazione della giustizia, "anch’essi attualmente incompatibili con i principi della richiamata Convenzione europea e con l’articolo 111 della nostra Costituzione".

"Resta ovviamente fermo - conclude il capo dello Stato - che spetta al Parlamento, eventualmente sentendo il governo, assumersi la responsabilità di ritenere essenziale o non essenziale, ai fini del rispetto delle indicazioni della Corte di Strasburgo, l’adozione delle ipotizzate misure di clemenza, anche alla luce delle misure che saranno state eventualmente adottate nel frattempo".

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