Toh, ci mancava Carola Rackete: l'attacco alla Meloni

Duro affondo contro il governo italiano dall'ex capitana dell'Ong Sea Watch, ora parlamentare europea per The Left

Toh, ci mancava Carola Rackete: l'attacco alla Meloni
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Carola Rackete ha il dono di sapere benissimo come farsi non amare dai propri "nemici". L'europarlamentare tedesca, conosciuta dagli italiani perché anni fa aveva comandato la nave Ong Sea Watch, ha commentato il "caso Almasri", attaccando il governo italiano. E fin qui nessuna novità.

Intervistata da "L'aria che tira" (La7) Rackete ha detto: "Era un'occasione unica, hai quest'uomo (Almasri, ndr), lo arresti e poi lo lasci andare?". Ed ha aggiunto: "Parliamo di vittime che sono state torturate, hanno subito abusi e stupri. È come sputargli in faccia se non arresti il colpevole".

La decisione del governo italiano di scarcerare e rimpatriare il capo della polizia giudiziaria libica ovviamente ha suscitato la reazione veemente delle forze di opposizione. Ma è evidente che dietro a quella scelta vi fossero motivazioni di opportunità, la cosiddetta "ragion di Stato". Su questo sarebbe stato legittimo e utile discutere in Parlamento. E sarebbe stato anche comprensibile se il governo avesse deciso di porre, sulla questione, il "segreto di Stato". Ma ciò non è avvenuto. E la sinistra ne ha approfittato per attaccare il governo.Del resto l'occasione era troppo ghiotta per non farlo.

Rackete oggi paragona la decisione del governo italiano a uno "sputo in faccia" ai libici vittime dei reati di Almasri.

Quando l'inviata dell'Aria che tira le domanda per quale motivo, secondo lei, Almasri sia stato lasciato andare via, Rackete ha risposto in questo modo: "Il governo italiano in carica ha forti legami con i libici, perché impediscono agli immigrati di attraversare il Mediterraneo. Ci sono enormi interessi finanziari, i soldi italiani ed europei finiscono ai signori della guerra, ai trafficanti. L'interesse dell'Italia è evitare che queste torture vengano rese note, perché potrebbe compromettere l'accordo Italia-Libia".

Poi la stoccata finale, ideologica e senza appello: "Se stai progettando di trasformare il tuo Paese da una democrazia a una autocrazia, lo schema classico prevede l'attacco alle Corti, i media e le indagini indipendenti".

Una cosa è certa, anche se Carola

Rackete finge di non saperlo. Gli accordi coi libici sono nati molto prima che Giorgia Meloni andasse al governo. Per la precisione il Memorandum Italia-LIbia fu firmato il 2 febbraio 2017 sotto il governo Gentiloni.

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