CARTE FALSE, A SINISTRA NON È REATO

Il fatto non sussiste. Vasco Er­rani può tornare a fare tran­quillamente il governatore dell’Emilia Romagna, senza troppe pene e pensieri. Il giudi­ce Bruno Giangiacomo ha battu­to il martelletto e ha sentenziato che l’accusa del pm era carta straccia. Assoluzione piena, sen­za se e senza ma. Errani in fon­do, come è già successo con il suo collega pugliese Vendola, è un cittadino, anzi un politico, al di sopra di ogni sospetto. E chi pensa male fa peccato. Se poi qualcuno fa notare che il dottor Giangiacomo è un autorevole esponente di Magistratura de­mocratica, corrente di sinistra del Csm, non ha capito nulla di come funziona la giustizia in Ita­lia. Un giudice è un giudice e non importa cosa pensa sotto la toga, appunto perché è serio e di sinistra non si fa certo influenza­re dalle sue idee. Non c’è dubbio a quanto pare che i pm siano stati trop­po zelanti a portare il governato­re Errani in tribunale, uomo d’onore,che non si abbassa a cer­ti­giochetti da basso potere regio­nale. Non è mica un Batman qua­lunque. È una questione di sfu­mature e se uno non le capisce dovrebbe cambiare mestiere. Andiamo a vedere come sono an­dati i fatti, in base alla ricostruzio­ne del tribunale. Vasco Errani è il governatore dell’Emilia Roma­gna e ha un fratello che si chiama Giovanni. L’altro Errani, capo della cooperativa Terremerse, pensa di chiedere un finanzia­mento per costruire una cantina sociale. Quanto ci vorrà per co­struire una cantina? Boh. Proba­bilmente un sacco di soldi. Fortu­na che c’è la Regione. La cantina sociale è cultura, è territorio, è ra­dici, è vino, è affari. Peccato che il governatore sia il fratello, qualcu­no potrebbe pensare male. Ma vi­sto che il progetto è valido Gio­vanni Errani ci prova. Non può essere mica danneggiato solo perché il fratello è governatore. È enorme la sorpresa quando gli uf­fici de­lla Regione approvano il fi­nanziamento per un milione di euro. Giovanni Errani si ritrova così come se fosse il signor Bona­ventura. Ve lo ricordate quel tipo che pescava un milione appena faceva due passi per strada? La storia però qui un po’ si compli­ca. La cantina, secondo il proget­to, doveva essere costruita entro il 31 maggio 2006. I lavori vanno un po’ a rilento.Tanto a rilento.E si scopre che il Comune di Imola, lì dove deve sorgere la cantina, ha concesso l’autorizzazione a fare i lavori solo il 23 maggio. Ot­to giorni per finire tutto parten­do da zero. Insomma, qualcuno comincia a chiedersi se ci sia qualcosa che non torni. Fortuna che due funzionari della regione scrivono una relazione in cui si dice che quella non è una richie­sta di inizio lavori, ma una varian­te d’opera.

Perfetto. Solo che in quel docu­mento i due zelanti funzionari avrebbero scritto il falso. Questa è l’accusa. Che dice il giudice? Quel documento è falso. Ma non c’è dolo. Il governatore Errani, poverino, di tutto questo non sa­peva nulla e non ha chiesto lui ai funzionari di scrivere quella rela­zione. Il fratello Giovanni ha re­stituito il milione. Tutti gli amici di Vasco Errani brindano all’as­soluzione. E noi che siamo garan­tisti festeggiamo con loro. Nessu­no si scandalizza per «fratelli­smo » e per quel milione di euro che serviva a finanziare la costru­zione di una cantina sociale. Ma quanto cavolo costano queste cantine? L’unico che non ha ca­pi­to nulla di questa storia è quel­lo sprovveduto del pm.

Ma come gli è venuto in mente di accusare un politico di sinistra? Non lo sa che in Italia la giustizia è uguale per tutti, ma per qualcuno è anco­ra più uguale?
Errani e Vendola li condanna­no solo se confessano.

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