Il Nuovo centrodestra nasce come stampella, lo si era capito. «Non della sinistra, ma della Nazione», la spara grossa Renato Schifani, una memoria rimasta inchiodata, enfasi compresa, alla poltrona che fu (gentilmente concessa) di presidente del Senato. Ma ci vuol poco a rammentare come e perché i ponti alle spalle della truppa di Angelino non ci siano più. Bruciati in sei mesi vissuti sulla corda. Forse nulla, rispetto ai prossimi.
Quando Ncd fu concepita, saltò subito all'occhio l'accoppiamento bislacco che ne costituiva il «core business» (business sembra la parola giusta). Gattopardi di Sicilia e Celeste Impero di Cielle felicemente sposi, previa «fuitina». Come si sarebbe potuto immaginarlo, una ventina d'anni dopo il tramonto dell'andreottismo, unico mandarinato capace di poter tenere le fila di cotanta famiglia? Invece il gruppo regge, a dispetto delle inchieste della magistratura. Una costante spina nel fianco che solo il balsamo di una poltrona di governo è capace di lenire. Alfano sembra perciò «condannato» a reggere la coda di Renzi a oltranza, pena lo sfaldamento. Pericolo che resta comunque dietro l'angolo, se consideriamo che ieri uno dei fondatori antemarcia, l'ex dc Paolo Naccarato, era furibondo dopo una rivelazione emersa dai verbali dell'inchiesta Expo. L'ex senatore Luigi Grillo, ora in galera, in una telefonata dello scorso 24 marzo a Cesare Previti raccontava che Alfano «gli avrebbe offerto il ruolo di consigliere economico personale» col «fine di seguire anche un po' le nomine». Naccarato s'è indignato: «Se non è una chiara millanteria, la circostanza richiede di essere smentita in modo radicale e incontrovertibile». Lo Sventurato non rispose.
Fosse l'unico guaio. Dalle carte dell'inchiesta milanese vengono fuori anche intrecci tra Frigerio, Cattozzo, le Coop e società legate a Comunione e liberazione, come la chiacchieratissima «La Cascina». Frigerio vanta colloqui con Nicola Sanese, ex segretario generale di Formigoni alla Regione Lombardia, e l'attuale ministro alle Infrastrutture, Maurizio Lupi. A proposito della caduta di Formigoni, Frigerio ha una tesi ben precisa: «L'attacco non è su Roberto, ma sul mondo ciellino. Non c'è più protezione in Vaticano... il Papa nuovo, se ne strafrega».
Senza più santi in paradiso, se per Cl è dura, lo è ancor di più per Alfano, costretto a cambiar tesoriere neppure un mese fa. È andato via il bolognese Raffaello Vignali, già presidente della potentissima Compagnia delle opere, dopo averle provate tutte per rimettere in sesto una cassa che langue nonostante i contributi derivanti dai parlamentari, dagli iscritti e (soprattutto) dai gruppi parlamentari. Nuovo tesoriere l'onorevole Paolo Alli, altro fedelissimo del Celeste Formigoni, già braccio destro nelle questioni «riservatissime», dalla Sanità alle Infrastrutture. E per questo incappato in inchieste come quella sulla P3, sulla sanità lombarda (veniva considerato come il «ras di Legnano»), sulla gestione dei rifiuti (agli atti un'imbarazzante telefonata di un imprenditore costretto a pagare tangenti: «Formiga mi ha autorizzato a parlarne con Alli»). Ancora mai indagato, Alli è nel Cda dell'Expo (il suo nome è pure emerso dagli atti d'inchiesta) e si trova nel contempo a rendere ben più cospicui gli introiti del Ncd. Due compiti non facili da tener distinti e distanti.
Questo per non dire dei noti casi Scopelliti e Gentile che, assieme a Formigoni, costituiscono un bel gruppo di «padrinato» per l'avvento del Ncd nel nuovo mondo.
Qualora superasse la soglia di sbarramento (come dicono i sondaggi), la navicella alfaniana avrà bisogno di boccate d'ossigeno in ogni Palazzo che conta, per non restar soffocata in culla. Dal festoso abbraccio dei magistrati.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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