Caso Lario, il Cav accusa: "Guidichesse femministe". Il tribunale di Milano: "No al dileggio

Dopo la condanna a pagare 200mila euro al giorno di alimenti, il Cav accusa: "Giudichesse femministe e comuniste". Il tribunale di Milano: "No al dileggio"

Silvio Berlusconi insieme all'ex moglie Veronica Lario
Silvio Berlusconi insieme all'ex moglie Veronica Lario

Ieri sera, ospite di Lilli Gruber a Otto e Mezzo, Silvio Berlusconi ha bollato come "una cosa fuori dalla realtà" la decisione del tribunale di Milano che, nel processo di separazione dalla moglie Veronica Lario, lo ha condannato a pagare 200mila euro al giorno di alimenti. Una decisione presa da tre "giudichesse, femministe e comuniste" che lo costringono a versare anche "76 milioni di euro di arretrati". Non si è fatta attendere la reazione del presidente della Corte di Appello Giovanni Canzio e del presidente del tribunale di Milano Livia Pomodoro che hanno voluto respingere "ogni insinuazione sulla non terzietà delle giudici del tribunale" e hanno chiesto al Cavaliere di evitare "ogni espressione di dileggio".

La sentenza sul divorzio diventa, per l’ex capo del governo, il paradigma di come è stato trattato dalla magistratura da quando è sceso in politica. Nel corso della puntata di Otto e Mezzo, il Cavaliere ha minacciato di appellarsi contro quest’ultima decisione dei giudici anche se spera di "arrivare a un accordo con Veronica" con cui assicura di avere rapporti civilissimi. Alla Gruber, Berlusconi ha raccontato di essere perseguitato dal 1994 da una magistratura che fa "un uso politico della giustizia". Ad ogni modo l’ex capo del governo non ha alcun dubbio sull’assoluzione sia per la sentenza Mediaset sia per quella Mondadori così come per il processo Ruby, "una vicenda su cui i giudici si sono inventati tutto".

All'indomani delle accuse mosse ai giudici che si sono occupati della causa di separazione con la Lario, è arrivata la reazione dei magistrati che hanno invitato il Cavaliere a evitare il "dileggio" delle toghe. Con un comunicato pubblicato in tarda mattinata, Canzio e la Pomodoro hanno respinto "con fermezza ogni insinuazione sulla non terzietà delle giudici del tribunale, componenti del collegio giudicante nella causa Bartolini-Berlusconi, essendo a tutti nota la diligenza e la capacità professionale delle stesse, quotidianamente impegnate nella fatica della giurisdizione nella delicata materia del diritto di famiglia". Non solo. Gli alti magistrati hanno anche ricordato che la raccomandazione del comitato dei ministri della Giustizia del Consiglio d’Europa prescrive ai rappresentanti dei poteri esecutivo e legislativo di evitare, nel commento delle decisioni dei giudici, "ogni espressione di dileggio che possa minare la fiducia dei cittadini nella magistratura e compromettere il rispetto sostanziale delle medesime decisioni".

Infine, Canzio e la Pomodoro hanno invitato Berlusconi a impugnare i provvedimenti giudiziari: "La Corte d’Appello eserciterà, come di consueto, il puntuale controllo critico della decisione di primo grado per i profili della legittimità e del merito".

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