A malincuore, tra il seccato e lo stremato, alla fine Silvio Berlusconi decide di rinviare il battesimo del fuoco di Giovanni Toti. Lo fa dopo aver letto l'intervista al Corriere in cui Raffele Fitto gli rivolge un «appello pubblico» invitandolo a non «umiliare» l'intera classe dirigente del partito con la nomina del direttore di Studio Aperto e Tg4 ai vertici di Forza Italia. Una presa di posizione, quella dell'ex ministro per gli Affari regionali, tanto dura e netta che difficilmente nell'universo berlusconiano viene a mente un precedente simile.
È il segno che la tensione ha ormai superato il livello di guardia, tanto che il leader di Forza Italia decide di tirare il freno a mano e lasciare decantare qualche giorno. Ma a differenza di quanto avrebbe fatto in altri tempi non cerca di parlare con Fitto per un chiarimento. Tra i due, dunque, nessuna telefonata. D'altra parte nel fine settimana si sono sentiti più di una volta e l'ex ministro aveva detto a Berlusconi esattamente le stesse cose. Con lui c'è praticamente tutto il gruppo dirigente, d'accordo sulla necessità di un rinnovamento ma contrario a che Toti venga «catapultato» in un ruolo di vertice non essendosi mai occupato del partito. Non è un caso che già nelle prime ore della mattina si vadano sprecando le dichiarazioni di solidarietà a Fitto (da Daniele Capezzone a Gianfranco Rotondi, da Saverio Romano a Francesco Sisto), stoppate solo dalla nota con cui il Cavaliere «congela» la partita.
Un Berlusconi decisamente contrariato. Tanto che appena sbarcato a Roma (con lui in aereo c'è anche Toti) non nasconde delusione e rammarico per quanto sta accadendo nel partito. Per colpa di queste «beghe da cortile» bisogna aspettare e prendere tempo, ma confida a chi ha occasione di sentirlo al telefono sulla nomina di Toti si va avanti. Per il Cavaliere è la persona giusta, un volto «rassicurante» e che guarda nella direzione di quelle colombe con cui vorrebbe recuperare un rapporto (Ncd compreso). L'idea dell'ex premier a questo punto sarebbe quella di fargli ricoprire l'incarico di coordinatore di una sorta di segreteria ristretta fatta di otto o nove membri. Un soluzione che i big di piazza in Lucina non gradirebbero affatto ma che potrebbe essere affiancata anche alla nomina di Toti a portavoce. Un ruolo che nei prossimi mesi potrebbe avere un valore particolare se, come teme il Cavaliere nelle sue previsioni più cupe, dovessero rifiutargli i servizi sociali e dargli gli arresti domiciliari. A quel punto la possibilità di essere presente in pubblico sarebbe ridotta al lumicino e quella di portavoce ufficiale potrebbe diventare una posizione chiave.
Si vedrà nelle prossime ore (decisivi gli incontri di ieri sera con Denis Verdini, Gianni Letta e lo stesso Toti). Perché se Berlusconi vuole andare avanti i vertici del partito sono pronti a resistere. «Un balletto inaccettabile secondo Michaela Biancofiore - perché il presidente dovrebbe essere libero di scegliere chi vuole come scelse la classe dirigente attuale». Per il momento, dunque, è impasse, tanto che rischia di saltare la kermesse del ventennale di Forza Italia prevista per il 25 o 26 gennaio, visto che della pratica al partito non se ne sta occupando nessuno. Uno stallo messo nero su bianco dalla nota del Cav. «Nessuna intenzione di nominare un coordinatore unico, figura peraltro non prevista dallo Statuto del movimento», si legge nel comunicato.
L'intento, insomma, è solo quello di «rilanciare Forza Italia valorizzando la classe dirigente che ha dimostrato di saper condurre straordinarie battaglie politiche, affiancandomi nelle fasi più drammatiche della vita politico-istituzionale del Paese». Un Berlusconi che però non nega di guardare a nuovi innesti. «Non dobbiamo avere timore dice - di aprire le porte a risorse nuove».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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