Le celebrazioni delle foibe devono essere patrimonio di tutti

Vent'anni fa la Repubblica cambiava pagina con l'istituzione del Giorno del Ricordo, ogni 10 febbraio, per non dimenticare la tragedia delle foibe che ha provocato il dramma dell'esodo

Le celebrazioni delle foibe devono essere patrimonio di tutti
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Vent'anni fa la Repubblica cambiava pagina con l'istituzione del Giorno del Ricordo, ogni 10 febbraio, per non dimenticare la tragedia delle foibe che ha provocato il dramma dell'esodo. L'Italia si è lasciata alle spalle oltre mezzo secolo di tabù di Stato dettato dalla realpolitik in un clima di guerra fredda. Tito aveva fatto dimenticare le sue mani sporche di sangue di italiani, ma anche sloveni, croati e partigiani serbi massacrati a guerra finita in nome di una pulizia etnica e politica. Lo strappo con Stalin aveva fatto diventare la Jugoslavia comunista uno stato cuscinetto per l'Occidente.

Foibe ed esodo non sono più pagine strappate della storia, ma memoria nazionale, che oggi il capo dello Stato Sergio Mattarella (nella foto) ricorderà al Quirinale. Nel ventennale del Giorno del Ricordo fioriscono iniziative in tutta Italia organizzate dalle amministrazioni, dagli esuli e con qualche intoppo pure nelle scuole. I negazionisti duri e puri, intrisi di nostalgia titina, sono come gli ultimi Mohicani. Più subdolo non negare, ma puntare sempre sulle colpe, che ci sono state, del fascismo per catalogare le foibe come inevitabile vendetta. Un crimine non può legittimarne un altro, ma il giustificazionismo viene cavalcato da associazioni di partigiani che non ci sono più, storici che fanno gli influencer e anche una parte della sinistra.

Il ricordo delle foibe e dell'esodo non deve essere patrimonio solo di una parte. Il voto di ieri alla Camera, sulla promozione della conoscenza fra i giovani di questa drammatica pagina di storia con 224 a favore, nessun contrario e solo 10 astenuti, va in questa direzione.

Però manca ancora un gesto importante e doveroso, che trova un percorso ad ostacoli in Parlamento. E' ora di revocare la più alta onorificenza dello Stato a Tito per rispetto alle vittime delle foibe, altrimenti il 10 febbraio resterà un Giorno del Ricordo incompiuto.

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