Il censore Breton, Imane Khelif, Elodie stonata: ecco il podio dei peggiori

Il commissario Ue a gamba tesa sulle elezioni americane. Imane Khelif porta in procura chi la critica. Elodie getta fango contro la Meloni. Ecco i peggiori della settimana

Il censore Breton, Imane Khelif, Elodie stonata: ecco il podio dei peggiori
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Settimana di Ferragosto, solleone e solite sparate da podio. Partiamo a cannone coi peggiori della settimana dal terzo posto che vede il commissario europeo per gli Affari interni, Thierry Breton, in un'inopportuna entrata a gamba tesa contro Elon Musk. L'indomani dell’intervista a Donald Trump, eccolo prendere carta e penna e, senza concordare alcunché con il presidente Ursula von der Leyen, minacciare Mister Tesla di mettere in campo "tutti gli strumenti a disposizione dell'Unione europea, compresa l'adozione di misure provvisorie", per contrastare la diffusione di determinati contenuti su X. Ovviamente dell'intervista non si fa alcuna menzione nella lettera ma la tempistica è quantomeno sospetta. Chissà, infatti, se Breton avrebbe fatto lo stesso se l'intervistata fosse stata Kamala Harris, l'intervistatore Mark Zuckerber e il social network Facebook? Molto probabilmente no. Sembra proprio che siano già iniziate le manovre per sbarrare la strada della Casa Bianca al tycoon. Ma certe cancellerie internazionali devono iniziare a farsene una ragione: la parola spetta al popolo americano e la lettera di Breton rimarrà carta straccia, un pessimo esempio di censura preventiva per tutti i posteri.

Al secondo posto sale Imane Khelif, oro nella boxe alle Olimpiadi di Parigi dopo due settimane di polemiche su genere, cromosomi e livello di testosterone. A Giochi finiti ha fatto depositare dal suo avvocato una denuncia contro chiunque abbia messo in dubbio il suo sesso sui social. E così nel mirino della Procura di Parigi, che ha subito aperto un'indagine, sono finiti tra gli altri anche J.K. Rowling, Elon Musk e Donald Trump. Le accuse mosse da Khelif sono pesantissime: cyberbullismo e odio pubblico. Un filino esagerate perché un conto è contrastare gli insulti sui social, un altro è portare in tribunale chiunque, anche sbagliando, abbia messo in discussione la sua sessualità o ancora più semplicemente si sia limitato a rivolgerle una critica non gradita.

Al primo posto Elodie Di Patrizi, questa settimana onnipresente su tutte tutti i quotidiani per lanciare l'edizione 2025 del Calendario Pirelli. Ovunque a raccontarci che il suo corpo è il suo manifesto, rivendicando (giustamente, aggiungiamo noi) la propria scelta di usarlo come vuole e, quindi, anche di spogliarsi. Nulla di male fin qui. Liberissima di fare tutto quello che vuole. Un po' meno di salire sul pulpito per gettare fango sulla Meloni. Tra le innumerevoli interviste rilasciate ce ne è, infatti, una violentissima contro il presidente del Consiglio. Ovviamente rilasciata a Repubblica, e dove sennò? Mentre Elly Schlein è fuori dai radar, è Elodie a fare l'arruffa-popolo della sinistra. Sentitela: "È evidente il problema dei diritti acquisiti. Attaccando i gay, o l’aborto, si attacca la libertà. La cosa per cui soffro di più è che sia una donna a farlo". E poi ancora: "Non ho simpatia per questo governo, perché per me la libertà è sinonimo di felicità". Ora, se fosse corretta, la cantante dovrebbe dirci in che modo il governo Meloni avrebbe messo in discussione i diritti acquisiti, in quale occasione avrebbe attaccato gli omosessuali o con quale legge avrebbe minato la possibilità delle donne di abortire. Ovviamente non può farlo perché non è così.

La Meloni non ha mai messo in discussione i diritti acquisiti (aborto incluso) né tantomeno l'abbiamo mai sentita attaccare i gay. Quelli di Elodie, dunque, sono solo falsi slogan intonati (malissimo) per compiacere i propri fan. Una stonata che non fa bene né a lei né al dibattito pubblico.

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