Dopo la furiosa polemica dei giorni scorsi, sul caso Bari si tenta di abbassare i toni, da sinistra come da destra. Lo fa il sindaco Antonio Decaro: le lacrime in conferenza stampa e la benedizione urbi et orbi durante la processione antimafia di don Ciotti ora lasciano il posto a toni più pacati. Il presidente Anci assicura: «Daremo tutto il nostro aiuto alla commissione, non avendo nulla da nascondere». Poi spiega: «Non voglio fare ilmartire, ma mettetevi nei miei panni: mancano due mesi e mezzo alle elezioni, il centrodestra non ha ancora nemmeno un candidato e i suoi parlamentari vanno dal ministro dell’Interno a chiedere di sciogliere il consiglio comunale? Non sono uno che fa retropensieri, ma mettendo insieme i pezzi uno il pensiero se lo fa».
Anche dal centrodestra si ridimensiona lo scontro, per evitare le accuse di strumentalizzazione politica in vista del voto comunale. «Noi siamo garantisti, non emettiamo sentenze di condanna ma nessuno può ritenersi immune dai controlli: non è che se il sindaco è del Pd c’è l’immunità», dice il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri in una conferenza stampa convocata a Bari insieme al viceministro della Giustizia Francesco Sisto, che a sua volta giustifica le pressioni degli esponenti pugliesi del centrodestra sul ministro Piantedosi, che hanno preceduto l’annuncio della commissione sulle infiltrazioni criminali a Bari.
«Il gesto dei parlamentari del territorio è stato quello di chiedere al ministro chiarezza, di chiedere cosa è accaduto per evitare che qualcuno potesse pensare che un episodio di questo genere potesse passare sotto silenzio. Bari e i baresi, che noi rappresentiamo, hanno diritto di conoscere la verità». Da quando Decaro è alla testa dell’Anci, ricorda il leghista Molteni, «ci sono stati 137 accessi ispettivi in altrettanti comuni.
Non ricordo alcuna presa di posizione del sindaco, tantomeno una levata di scudi come quella di queste ore a sinistra».
Dal Pd, il capogruppo Francesco Boccia parla di «vicenda inaccettabile che umilia Bari». L’Anci siciliano offre la propria solidarietà al suo presidente Decaro per le «ingiuste ricadute» dell’accaduto sulla «immagine della città».
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