"Certe vicende inquietanti. Mi fido dei nostri servizi"

Intervista al ministro Guido Crosetto. Sul caso Belloni. "Se ha opposto il segreto, è lo Stato ad averle detto di farlo. Perché?". Su Confindustria: "Bonomi fa opposizione un po' a tutti i governi. Gli chiedo: che farebbe?"

"Certe vicende inquietanti. Mi fido dei nostri servizi"

Guido Crosetto, cuneese doc, 59 anni, gigante (198 cm) della politica, appena atterrato dalla sua ultima missione risponde al telefono con voce pacata e misurata, ma non risparmia stilettate. Parla di tutto: dal Kosovo all'Ucraina, da Confindustria fino ad arrivare al giallo della foto di Renzi con uno 007 e sulla quale Elisabetta Belloni avrebbe posto il segreto di Stato: «Sarebbe gravissimo se qualche articolazione dello Stato, non necessariamente i servizi, avessero dato alla tv un documento solo per mettere in difficoltà un ex premier. E conoscendo la serietà della dottoressa Belloni, so che se ha opposto il segreto di Stato è perché lo Stato le ha chiesto di farlo».
E poi confessa che lui, anni fa, aveva già previsto tutto: il trionfo di Fratelli d'Italia e la Meloni prima donna premier. Sapeva già tutto, dice lui, ma con qualche piccola imprecisione.

Ministro, come è andata la missione in Serbia e Kosovo?
«Molto bene, era da tempo che l'Italia non assumeva una iniziativa politica e diplomatica di così grande rilievo in quei Paesi: una visita congiunta di ministro degli Esteri e della Difesa è una cosa che prima non era mai accaduta ed è stata apprezzata moltissimo».

Crede che il conflitto tra Russia e Ucraina sarà ancora lungo?
«Spero di no, ma nel contempo vedo che le cose non stanno migliorando in modo significativo. È cambiato il modo di combattere la guerra nelle ultime settimane, nel senso che le condizioni del terreno e la stanchezza rendono più difficile lo scontro frontale e quindi è partita questa tattica russa di bombardare le strutture civili, soprattutto quelle energetiche, per rendere impossibile a una parte significativa della popolazione civile di superare l'inverno».

Passiamo alle questioni interne. Ieri Carlo Bonomi ha attaccato pesantemente la manovra definendola «a tempo e priva di visione». Gli industriali si sono messi a fare l'opposizione a un governo di centrodestra?

«Bonomi fa opposizione un po' a tutti i governi».

Quindi, secondo lei, Confindustria è sempre insoddisfatta?

«Ma è normale, nessuno è mai soddisfatto pienamente. È una manovra fatta nel momento peggiore, dal punto di vista dei conti pubblici, economico e sociale, che ci sia mai stato negli ultimi 80 anni e dunque c'è molto meno margine. Ma nonostante questo abbiamo cercato di intervenire nelle aree più colpite, tra le altre cose è stato anche aumentato il contributo alle aziende per affrontare la crisi energetica. Però mi faccia dire una cosa».

Prego...

«Mi interesserebbe sapere da Carlo (Bonomi) quale sarebbe stata la sua manovra, come avrebbe utilizzato le risorse e dove sarebbe intervenuto, visto che ci sono molti dei temi che Confindustria ha posto in questi mesi, compreso un intervento su cuneo fiscale, energia, reddito di cittadinanza. Criticare è abbastanza facile, offrire un'alternativa è molto più complesso, anche perché il Governo deve pensare alla complessità della società e non a una sola categoria».

Cambiamo tema. Matteo Renzi, nel suo ultimo libro e in alcune interviste, ha detto che Elisabetta Belloni, numero uno dei servizi, avrebbe posto il segreto di Stato sulla famosa foto che lo ritraeva in un autogrill con Marco Mancini, allora dirigente dell'Aisi. Le sembra normale?

«Io da cittadino sarei curioso di sapere come una trasmissione televisiva (Report, ndr) ha potuto avere i famosi filmati ed audio. Anche perché non è la prima volta che accade».

E il segreto di Stato?

«Non mi vengono in mente i motivi per cui possa essere stato posto e per cui il filmato di "una professoressa" che passava per caso in un autogrill, mentre tutta Italia era chiusa in casa per il Covid, debba interessare lo Stato. Ma se l'ambasciatrice Belloni lo ha fatto è certamente perché lo Stato le ha detto di farlo: non è una scelta personale. Potrebbe far pensare che siano stati altri a dare alla tv pubblica italiana una notizia per mettere in difficoltà un ex premier. Io non penso sia possibile che venga dai servizi italiani perché conosco la serietà dei vertici e della Belloni in primis. Nutro verso di loro totale fiducia. Ciò detto, ci sono vicende raccontate da Renzi nei suoi libri che sono inquietanti e di una gravità inaudita. Parlo della persecuzione giudiziaria. Invece non hanno avuto alcun effetto. È grave anche il fatto che lui abbia denunciato - senza che nessuno abbia smentito -, che siano state fatte delle costruzioni giudiziarie poi rivelatesi false, contro di lui e la sua famiglia, e non ci sia stata alcuna reazione né politica né della società civile».

Ecco, parliamo di giustizia: questo governo ce la farà a scardinare il «sistema»? Tra l'altro a breve si rinnova il Csm...

«Per cambiare le cose non vedo miglior persona dell'attuale ministro della Giustizia. Ciò detto auspico che i magistrati approfittino del nuovo Csm per far recuperare alla categoria il proprio ruolo originario. La maggioranza di loro sono persone serie che hanno dedicato la vita alla giustizia e spero che riescano a farsi valere contro quella piccola minoranza che ha fatto della toga uno strumento politico».

Le prime cose che ha fatto al Ministero?

«Innanzitutto studiare la situazione e informarmi. Per poter dare prossimamente delle linee di indirizzo chiare. Io ero stato alla Difesa molto tempo fa e l'ho trovata cambiata...».

In meglio o in peggio?

«Mi lasci dire cambiata, come forse è cambiata molta parte della Pa... Un po' come se ci fosse una triste accettazione dell'impossibilità di cambiare, di continuare a competere con un mondo sempre più veloce è difficile. Mentre abbiamo persone straordinarie. Che vanno motivate».

È stato chiarissimo. Cambiamo argomento. Lei è uno dei fondatori di Fdi, il partito come ha vissuto questo grande successo?

«Con il senso del peso della fiducia ricevuta e che ti obbliga a dare il meglio dite stesso. Il nostro scopo è liberare il Paese dalla catene che lo hanno bloccato, ed è un lavoro enorme».

Con gli alleati come va?

«Direi molto bene, c'è una sinergia molto favorevole rispetto ad altri governi di cui ho fatto parte».

Come ci si sente ad essere ministro del primo governo presieduto da una donna?

«A me cambia poco. Ormai ci convivo da anni (ride, ndr). Questo è un punto di arrivo che abbiamo costruito insieme, una cosa che io ho in testa dall'inizio. Sono la persona per cui quello che è accaduto è la cosa più normale del mondo».

Mi spieghi, lei aveva già previsto tutto dieci anni fa?

«Non da 10 anni ma da anni si, ho sbagliato solo la tempistica».

Di quanto?

«Pensavo che quello che ora è accaduto sarebbe avvenuto 5 mesi dopo, a febbraio del 2023».

Ci è andato vicino, ha sbagliato

di pochi mesi...

«Pochi mesi, ma molto significativi. Erano i mesi nei quali ci si sarebbe potuti preparare in modo più completo, anche per la formazione degli staff con cui lavorare. Ma siamo partiti lo stesso».

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