Quando per Mussari i derivati erano "diabolici"

Che coraggio, in un libro ammoniva sulla tentazione di profitto perverso

Quando per Mussari i derivati erano "diabolici"

Roma - «Costituiscono possibili segnali di manipolazione del mercato le seguenti operazioni», e via l'elenco di pratiche sospette usate da banchieri e broker senza scrupoli. Ad illustrarle, in un libro, è nientemeno che Giuseppe Mussari, già presidente di Mps e dell'Abi, per ironia della sorte finito indagato proprio per manipolazione del mercato. E pensare che aveva avvertito i lettori sui pericoli dei derivati e della finanza creativa in quel volume, edito nel luglio 2011, Gli strumenti della crisi: i derivati finanziari. Aspetti giuridici, tecnici e psicologici, scritto insieme ad un ex pm specializzato in reati finanziari, David Monti, e ad una psicologa criminologa, Alessia Micoli. L'epidemia di titoli tossici nella finanza globale come una sorta di deviazione psichica, secondo Mussari, tant'è vero che il libro di Mussari nasce da un seminario al dipartimento di Psichiatria dell'Università di Firenze («la crisi finanziaria, origini, cause e prospettive di psicopatologia generale») e che il libro si apre con questa citazione del magnate americano Warren Buffet: «La varietà dei contratti derivati trova un limite solo nell'immaginazione dell'uomo. O, a quanto pare, del folle». Di lì in poi il capo di Mps, la banca che sotto di lui tirò fuori i derivati Alexandria e Santorini per coprire i buchi di bilancio, si profonde nell'analisi di «questi strumenti della crisi» la cui diffusione «è il problema che il mondo e le istituzioni mondiali si trovano oggi veramente ad affrontare». Ma attenzione, avvertiva Mussari, «gli strumenti derivati, quale prodotto dell'innovazione e della flessibilità della finanza, non sono, in sé e per sé, lo «sterco del diavolo». Sono strumenti che presentano, indubbiamente, una loro rischiosità, che è molto alta, ma sono altresì, se ben governati e usati secondo regole di normale «razionalità», degli strumenti molto utili, quali forme d'investimento e anche di reperimento di canali di liquidità e finanziamento per istituzioni finanziarie, le imprese e singoli operatori». Purché, ammoniva il banchiere ancora iscritto alla sezione Pd di Siena, si osservino, nell'adoperarli, «criteri prudenziali molto alti». Altrimenti questo «processo di finanziarizzazione dei crediti, di per sé utile, può facilmente sfuggire di mano», seguendo quella che Mussari definisce una «tentazione diabolica». Perché le possibilità insite di «profitto perverso», nell'uso dei derivati, «è stata ed è alla base della crisi che ancora stiamo vivendo».

Insomma i pericoli vengono dal «sistema della «finanza ombra», spiega Mussari, «che è cresciuto a dismisura e che è basato, in larga parte, sull'uso della “finanza barbara” dei derivati e della speculazione selvaggia». Un sistema con dimensioni tali da «ridisegnare la mappa del mondo». In particolare per quanto riguarda gli hedge funds, «una sorta ormai di dinosauri finanziari, in grado di muovere enormi flussi meramente virtuali di denaro e determinare effetti destabilizzanti». Meno male, però, che l'Italia è «una felice anomalia», «per la maggiore saggezza delle sue banche e della sua finanza», soprattutto a Siena.

Occorre ritrovare - sprona Mussari, qui davvero politico Pd - una vecchia ma sempre efficace parola d'ordine: una nuova giustizia sociale che tenga conto del momento storico ma che ridoni alla collettività e ai popoli il senso generale di una leadership eticamente apprezzabile». Non soprende che Mussari, sempre nel 2011, abbia ricevuto dalla Ferpi «l'Oscar dei bilanci», per il più trasparente bilancio di una banca. Il Mps appunto...

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