
Il comunicato di Giorgia Meloni per il 25 aprile ha confuso molti "compagni", in imbarazzo perché incapaci di replicare adeguatamente alle parole del presidente del Consiglio. "La Nazione onora la sua ritrovata libertà e riafferma la centralità di quei valori democratici che il regime fascista aveva negato e che da settantasette anni sono incisi nella Costituzione repubblicana", ha scritto il premier, rimarcando l'impegno affinché "questa ricorrenza possa diventare sempre di più un momento di concordia nazionale, nel nome della libertà e della democrazia". Parole che non ammettono fraintendimenti e che, proprio perché così chiare, non permettono alle opposizioni di attaccare in alcun modo il premier. Tutto lo smarrimento di chi si illudeva di poter cogliere in fallo il presidente del Consiglio, che già in numerose altre occasioni si è dissociato dal fascismo, emerge nell'intervista di Elly Schlein rilasciata ad Aldo Cazzullo su La7, dove per cercare di sviare le domande si incarta e incespica, attorcigliandosi su concetti senza capo né coda.
Alla domanda del giornalista su quale effetto faccia a Schlein la nota di Meloni, il segretario del Pd arranca: "Che effetto mi fa? Lo dovrebbe chiedere a lei, piuttosto che a me. Io chiedo questo al governo, non abbiamo inteso fare polemica perché per noi il 25 aprile dev'essere una festa di tutte le italiane e di tutti gli italiani. Per noi l'antifascismo è divisivo soltanto per i fascisti, o per i nostalgici del fascismo, quindi dev'essere una festa di tutte e di tutti", ha spiegato Schlein. E allora chi c'era alle manifestazioni del 25 aprile di Torino, Roma e Milano? Nel capoluogo piemontese, la sinistra parlamentare che voleva partecipare con le bandiere dell'Europa e dell'Ucraina è stata aggredita dal corteo, come denunciato da Azione, +Europa e Italia viva. A Roma, sono volati schiaffi tra l'Anpi e i collettivi per la Palestina. E a Milano i gruppi a supporto della Palestina hanno insultato lo spezzone del Partito democratico. Quelle persone che hanno creato divisioni il 25 aprile appartengono al gruppo dei fascisti o degli antifascisti, secondo Elly Schlein? E poi, in che senso è il premier a dover dire cosa ne pensa Schlein sul post fatto dallo stesso premier?
"Certamente ci sono dei silenzi che colpiscono, ad esempio il silenzio si quello che è accaduto a una fornaia che ha messo fuori un manifesto", ha proseguito Schlein, dimenticandosi però di dire che è stata solamente una montatura politica, un caso costruito, visto che non ci sono state identificazioni, multe o richieste di rimozione. Ma questo per Schlein è stato un tentativo di sviare, di uscire dalla domanda principale, che era l'esposizione del suo pensiero sulle parole di Meloni. E Cazzullo ha provato a riportarla in linea con quella domanda, ricevendo una risposta ancora più confusa: "Se parliamo di passi, di questo passo aspetteremo il 2050 per sentirle dire che l'antifascismo è il fondamento della nostra Costituzione.
Perché è surreale anche doverlo avere, rispetto a una presidente del Consiglio che su quella Costituzione ha giurato, questo dibattito". Quindi, Schlein ipotizza che Giorgia Meloni possa essere presidente del Consiglio fino al 2050: un bell'augurio, anche se involontario, per il premier.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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