«Dirò una cosa forse banale, all'apparenza scontata, ma è quella che mi viene in mente ogni sera quando si spengono le luci della cella e resto solo con me stesso: il carcere da innocente è un obbrobrio infinito, una sopraffazione insopportabile, impossibile da descrivere a parole. So che non sarò il primo né l'ultimo a essere vittima di un'ingiustizia profonda. Ma credetemi: la carcerazione preventiva in attesa di un processo è una vergogna non per Cosentino, ma per quanti, e sono tanti, a causa di accuse ignobili che poi si riveleranno insussistenti, vivono nella mia stessa condizione».
Dal carcere di Secondigliano l'ormai ex onorevole del Pdl, al secolo e per la stampa Nick o americano, fa arrivare la sua voce. Nicola Cosentino affida le sue prime parole alle persone che più gli sono state vicino.
Son trascorsi i primi trenta giorni di galera...
«E chissà quanti ne trascorreranno ancora. Ero fiducioso che il tribunale della Libertà mi rimandasse a casa ma evidentemente il pregiudizio nei miei confronti, a dispetto della verità dei fatti cristallizzati nelle carte e nelle bugie dei pentiti, è dell'avviso che pur non essendo più un parlamentare, pur non avendo più incarichi nel Pdl, possa ancora fare da referente politico del clan dei casalesi con il quale è dimostrato non ho mai avuto rapporti. Una follia».
Lei sta pagando un prezzo altissimo. Perché proprio lei?
«Politicamente, davo fastidio a tanti, anche a chi sulla carta era un mio alleato. In Campania ho fatto crescere il Pdl a livelli impensabili solo alcuni anni fa, e togliendomi di torno son tornati a sperare certi amici timorosi di fare una brutta fine, altri irriconoscenti, e parecchi miei nemici intenzionati a interrompere ad ogni costo questo strapotere elettorale. E poi, giudiziariamente, pago forse l'aver ingenuamente pensato di dover difendermi nel processo e non scappando da esso: con dolore registro che questo mio atteggiamento responsabile non ha trovato alcuna considerazione presso i giudici della Libertà, sempre gli stessi e dunque poco inclini a discostarsi dalle precedenti valutazioni. Certo è che già soltanto pensare che abbia potuto dismettere ogni carica e incarico politico proprio per sfuggire alla carcerazione appare, alla luce della mia storia recente, una forzatura. Non so, perché nessuno dei magistrati delle più recenti decisioni cautelari non me l'ha ancora detto, cosa d'altro potrei o dovrei fare per dimostrare che merito la libertà: forse confessare reati che non ho commesso o smettere di respirare? Non chiedo di essere creduto a prescindere, chiedo di essere processato come si farebbe in qualunque Paese normale: da uomo libero».
Non le resta che attendere l'esito del processo.
«Solo i giudici del dibattimento, innanzi ai quali mi auguro possano al più presto definirsi le procedure che mi riguardano, e che ho io stesso chiesto venissero al più presto celebrate, potranno riconoscere la mia estraneità ad ogni addebito. Confido in loro, anche se non sempre è facile avere fiducia in questa giustizia».
Ha parlato di amici timorosi e irriconoscenti. Tra gli «ingrati» chi ci mette in cima alla lista?
«In carcere ricevo tantissime visite di parlamentari, così come mi rende felice sapere che anche molti avversari politici fanno arrivare la loro solidarietà dicendosi inorriditi per la mia assurda vicenda giudiziaria. Ci sono invece quattro/cinque parlamentari più alcuni personaggi noti in Campania che non si sono fatti mai vedere o sentire, che so, per lettera o per interposta persona. Se la riconoscenza non è di questo mondo, la viltà non merita commenti».
Qualcuno ha ipotizzato che lei goda di un trattamento di favore in cella...
«Certo, come no.
Segue la politica in tv? Si tiene aggiornato?
«Vedo i tg, e lo spettacolo è davvero deprimente! Passa il tempo, cambiano i governi, ma l'unico che alla fine vince sempre è lui: Silvio».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.