"Chi erano i miei?". Il viaggio a ritroso dei figli adottivi

La nuova legge prevede che all'età di diciotto anni il figlio possa richiedere, attraverso il tribunale per i minori del luogo in cui è avvenuto il parto, un contatto con la madre biologica

"Chi erano i miei?". Il viaggio a ritroso dei figli adottivi
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Sono passati quasi vent'anni da quando Anna Arecchia, presidente del «Comitato nazionale per il diritto alle origini biologiche», si rivolse a Domenico Zinzi, allora parlamentare Udc, per chiedere a suo nome e a quello di tutti gli adottati una legge di modifica che superasse l'attuale in vigore, per cui non possono accedere, in nessun caso, ai loro dati anagrafici e tentare un contatto con quella madre che quando li partorì rinunciò a loro in modo definitivo. I tempi non erano ancora maturi ma da allora ci sono state 4 legislature e nonostante le proposte e le dichiarate volontà nulla è cambiato per i 400 mila italiani adottati che aspettano con ansia un diritto non riconosciuto dallo Stato, che tentano di soddisfare da soli facendo estenuanti ricerche attraverso i social network, riuscendo molte volte a scoprire la verità. Il caso vuole e si spera sia di buon auspicio, che il primo firmatario della proposta di legge, che aspetta di essere calendarizzata, sia Gianpiero Zinzi, figlio di quel Domenico cui Anna si rivolse nel 2008, che è riuscito ad ottenere un accoglimento totale e trasversale con i suoi 38 cofirmatari, deputati di tutti i partiti.

La nuova legge prevede che all'età di diciotto anni il figlio possa richiedere, attraverso il tribunale per i minori del luogo in cui è avvenuto il parto, un contatto con la madre biologica, che lei potrà rifiutare o accettare revocando l'anonimato. Per identificare la madre saranno utilizzati tutti i documenti utili ma con la massima riservatezza, al fine di tutelarne la volontà. Nel caso di una conferma dell'anonimato verranno comunicate al figlio soltanto le indispensabili informazioni sanitarie. Al decesso della donna i suoi diritti passano ai figli riconosciuti che potranno decidere se conoscere quei fratelli e sorelle di cui non sapevano l'esistenza. Il comitato in questi lunghi anni ha contattato centinaia di parlamentari, molti dei quali non erano a conoscenza del problema, ma senza mollare mai, perché ottenere questo diritto dà la possibilità alla persona di chiudere il cerchio della sua identità. Sul gruppo Facebook La punizione dei 100 anni. Sostegno ai figli adottivi non riconosciuti si leggono dolorose testimonianze. Chi ha avuto la fortuna di nascere e crescere nella stessa famiglia non sa cosa significhi non poter costruire il racconto della sua vita a partire dalla donna che ti ha messo al mondo e volente o nolente ti ha abbandonato. È un racconto a cui manca un tassello fondamentale, su cui si legano tutti quelli che seguiranno, una casa senza fondamenta. Anna Arecchia fu ospite del brefotrofio di Napoli, attiguo alla chiesa dell'Annunziata, che ha perso da poco il suo parroco storico «lui era il depositario dei nostri pianti e delle nostre speranze, ci aiutava nella ricerca di informazioni lasciate nei registri di battesimo. Il nuovo parroco non conosce le storie di migliaia di noi, nati nella maternità dell'Annunziata e battezzati lì».

E loro, questi fratelli e sorelle cresciute come vicine di culla, si incontreranno proprio al cospetto della Madonna dalle scarpette consumate. La leggenda narra delle sue scarpine dorate che si consumavano giorno per giorno portando conforto ai figli lasciati nella ruota degli esposti, e a cui la legge non provvede neanche adesso che sono adulti.

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