Chi ha paura dell’Imu? Il Pd.Un partito prigioniero di una minoranza rabbiosa. Non si è mai vista una forza di governo che tema di cancellare una tassa. È questo il grande paradosso del Pd. Non è un segreto che Berlusconi consideri l’abolizione dell’Imu sulla prima casa un punto d’onore. Non è solo una promessa elettorale. È una questione di buon senso. Quella tassa, oltre che antipatica e indigesta a gran parte degli italiani, ha finito per aggravare la crisi economica. Per pagare l’Imu si riducono i consumi,cisi indebita, ci si arrampica sugli specchi. È un affanno. È frustrante. Crea ansia, paura e disperazione. La crisi reale diventa sempre di più una depressione psicologica. Toglierla non risolve tutti i problemi, ma è un segnale di ripresa, un sollievo, un sorso di ottimismo. Queste cose le sa benissimo anche Enrico Letta. Lo sanno i suoi ministri e il suo partito. Eppure il neoministro Franceschini si è affrettato a dire che l’Imu non verrà abolita,ma solo rinviata. Perché questa cautela? La risposta arriva da Berlusconi, che mantiene fermo il caposaldo politico ed economico dell’abolizione, ma lascia che la ragione abbia il suo corso. A giugno intanto non ci sarà e poi, come indicato dallo stesso Letta, si trova una soluzione definitiva. L’importante è che l’Imu non si paghi. È ovvio che bisogna trovare una copertura economica, come è chiaro che il Pd abbia bisogno di tempo per far digerire la cosa all’ala ideologica dei suoi elettori. Si prenda il tempo che vuole, se ha la digestione lenta. Il Pd, in pratica, teme di adottare un provvedimento, condiviso dalla maggioranza del Pd, che è un cavallo di battaglia di Berlusconi. Ha paura di apparire troppo berlusconiano, anche quando Berlusconi ha ragione. Lo stesso Franceschini sa che i suoi elettori, quelli personali e quelli del partito, soffrono quella tassa e più sono deboli e più chiaramente la soffrono.
Ma in questa partita la voce urlante di chi pur di dissentire dal Cavaliere si farebbe tagliare un piede, o peggio, finisce per contare più della maggioranza.
Il Pd rischia in questo modo di restare prigioniero di un manipolo di esaltati e masochisti. È stata la sua rovina elettorale. È una sindrome di Stoccolma da cui Letta sta cercando di liberare la sinistra. È la sua vera battaglia politica, perché per superare la crisi bisogna rendere marginali zeloti e autolesionisti. Se invece a vincere saranno loro resteremo sempre affogati in un orizzonte cupo, dove l’odio vince sulla voglia di andare avanti, sul futuro. È l’egoismo che calpesta gli interessi generali.
Molti di quelli che non vogliono l’accordo sull’Imu lo fanno perché sperano di veder naufragare questo governo. Lo boicottano per tutelare interessi politici, di poltrona, economici, di vendite dei giornali. Nel disastro del Paese vedono la loro sopravvivenza. Purtroppo in questa schiera c’è anche quel gruppo di intellettuali e giornalisti che si sono costruiti una carriera come cavalieri dell’apocalisse. Sono quelli che pensano che fino a quando Berlusconi non sarà un ricordo del passato non c’è salvezza e redenzione. Non ci può essere appunto futuro. E per confermare le loro tesi fanno di tutto per tenersi ancorati al passato. Fino a quando il Cavaliere non scompare la storia non ricomincia a correre. Nello stesso tempo continuano a sbandierare la guerra a Berlusconi perché l’uomo che non sopportano è anche la loro ragione sociale.
La morale è che se oggi il Cavaliere dicesse che l’Imu non va assolutamente abolita tutti si affretterebbero a cancellarla.
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