Nel giro di soli cinque anni l’industria ha assistito, inerme, alla perdita di 674mila posti di lavoro. Altri 123mila rischiano di andare in fumo da qui alla fine dell'anno. La cifra, già di per sé drammatica, potrebbe salire ad almeno 300mila unità se si considera la cassa integrazione ordinaria. È un vero e proprio bollettino di guerra quello tracciato dalla Cisl nel rapporto Industria, contrattazione e mercato del lavoro. Secondo i dati pubblicati questa mattina dalla Confederazione di via Po, dal 2008 al 2012 in Italia si è perso il 2,4% dell’occupazione, il 6% del pil, il 4,3% dei consumi delle famiglie, il 20% degli investimenti. Per contrastare questa emorragia il governo intende mettere in cantiere un nuovo piano per il lavoro che vada a riudurre il cuneo fiscale in base all'età per ridurre la disoccupazione giovanile sotto la soglia del 30%. "Se queste azioni funzioneranno - ha assicurato il vicepremier Angelino Alfano - potremmo avere una bella speranza per la seconda metà del 2013".
"Il debito più pesante che stiamo contraendo, reiterando gli sbagli delle generazioni che ci hanno preceduto, è nei confronti dei giovani. Un errore imperdonabile", ha spiegato il presidente del Consiglio Enrico Letta rispondendo, in una lettera pubblicata dalla Stampa, ad Antonio Cascio che, nella rubrica di Massimo Gramellini intitolata ieri Brutta ciao, aveva raccontato la storia di un amico costretto a lasciare l’Italia per costruirsi un futuro migliore. Annunciano esuberi o eccedenze anche aree considerate solidamente "protette" come i ministeri (7.576), l'Enel (4mila), le Poste (oltre 3mila), Finmeccanica-Selex (2.529) e il settore bancario. Proprio negli istituti di credito 20mila posti di lavoro sono stati persi tra il 2008 e il 2011, altri 20mila sono a rischio da qui al 2017. Numeri che confermano come il presunto recinto di "protezione" dei contratti standard sia sempre più messo in discussione. "Dati così drammatici che possiamo aggiungere solo che rischiamo di diventare una Repubblica fondata sul non lavoro", ha commentato il leader della Cisl Raffaele Bonanni invitando il governo a uno "choc fiscale", un provvedimento straordinario per dimezzare le tasse, far ripartire la nostra economia e sollevare i salari ed i consumi. Da settimane Silvio Berlusconi sta, infatti, invitando le forze politiche che sostengono l'esecutivo a lasciare da parte, almeno per il momento, le grandi riforme costituzionali per concentrarsi pittosto sul piano economico necessario a far ripartire la crescita e ad abbattere il tasso di disoccupazione.
Il dato più allarmante, più e più volte ribadito dall'Istat, è sicuramento quel numero a due cifre che indica la disoccupazione. Con i tecnici al governo, è infatti schizzata al 40%. Percentuale che va sicuramente ritoccata se andiamo a considerare i 2,2 milioni di giovani che non solo non studiano né lavorano, ma non si spendono neanche per fare diversamente. Chiuso il capitolo del finanziamento pubblico ai partiti, Letta accelera su sviluppo e lavoro. L’obiettivo dell’esecutivo è varare un decreto a settimana. Si dovrebbe cominciare con quello sulle semplificazioni, poi il 15 giugno dovrebbe arrivare in Consiglio dei ministri il decreto sviluppo e, infine, il 21 quello sul mercato del lavoro. Queste le tappe programmate. Il principio da cui si partirà è appunto quello della staffetta generazionale. "L’obiettivo è quello di far scendere la disoccupazione giovanile nei prossimi anni, possibilmente sotto il 30% - ha sottolineato Letta - se avessi la bacchetta magica la userei per far calare il drammatico dato sulla disoccupazione giovanile. Se facciamo questo c’è speranza per il futuro e anche famiglie ritrovino fiducia". Come spiega il sottosegretario allo Sviluppo economico Simona Vicari, saranno messe in cantiere misure fiscali per le imprese giovanili, con la defiscalizzazione dei giovani fino a 25 anni per chi assume a tempo indeterminato. "Le aziende che assumono ragazzi - ha spiegato Alfano - non devono pagare quelle tasse che fin qui hanno rappresentato disincentivi all’assunzione".
Il decreto sul lavoro arriverà sul tavolo del Consiglio dei ministri prima del prossimo Consiglio europeo di fine giugno. Come anticipato da Repubblica, Letta chiederà a Bruxelles di anticipare il programma Youth graduatee per poter utilizzare i 500 milioni di euro, che spettano all'Italia, anziché distribuirli nell'arco di sette anni. I fondi, che saranno destinati alla formazione e alla riqualificazione, non potranno tuttavia coprire il taglio del cuneo fiscale che ha in mente il premier.
Per dare una sforbiciata alle tasse sul lavoro, i tecnici di via XX Settembre dovranno infatti far saltar fuori all'incirca un miliardo di euro. Da qui la cautela del ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni a dare per certa l'abolizione dell'aumento dell'aliquota Iva dal 21 al 22%.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.