- Sia ringraziato il cielo: il “venerdì nero” dei trasporti si è trasformato nel venerdì rosso di imbarazzo per i sindacati che l’avevano promosso. In pratica non se n’è accorto nessuno.
- Un ufficiale dei vigili del fuoco di Los Angeles, lì dove sta avvenendo tutto il casino di questi giorni, in un’intervista promuoveva le politiche della diversità tra i pompieri e diceva: “E se qualcuno si chiede: ma quella persona sarà in grado di portare in salvo mio marito? Risposta: tuo marito non si doveva trovare in mezzo all’ incendio”. Meritiamo l’estinzione.
- Come puoi far crescere il Pil, che tutto sommato è un banale indicatore numerico di attività economiche decisamente complesse? Facile: o aumenti il prodotto interno lordo, oppure ficchi nel dato anche le attività illegali, sommerse e malandrine. È quello che ha fatto la Nigeria che ha deciso di aggiungere le attività illecite nel calcolo del PIL: tra queste la prostituzione ma non solo. Visto che gli attori illegali “guadagnano un reddito e a volte vivono meglio di quelli del settore formale”, avendo quindi “un impatto sull’economia formale”, tanto vale considerarli. Geni. Del male.
- Capisco che per chi è a pochi passi dalla pensione ogni rinvio possa apparire tragico. Ma star qui a stracciarsi le vesti per tre possibili mesi in più appare un tantino fuori luogo: pensate sempre che c’è chi, come i giovani lavoratori di oggi, in pensione rischia proprio di non andarci mai.
- Mentre gli occhi del mondo guardano altrove, sappiate che in Siria la percezione di Al Jolani sta già un po’ cambiando. Proprio come avvenne in Afghanistan. Il ministro della Giustizia ama la lapidazione, il nuovo capo non stringe la mano alla ministra donna, le elezioni se ci saranno se ne parla tra 4 anni. Speriamo solo di non aver esultato troppo presto.
- Ieri abbiamo definito la conferenza stampa della Meloni la più clamorosa delle rotture di scatole del mondo. Una noia mortale che nuoce gravemente alla salute. Eppure c’è di peggio, ovvero i commenti delle opposizioni e dei giornali alle parole della premier. Il Domani titola che “la premier fa la vittima e dimentica l’economia”. Altri sono sulla stessa linea. E Elly Schlein certifica: “Giorgia Meloni per due ore di conferenza stampa ha completamente dimenticato le condizioni di vita degli italiani. (…) Evidentemente era troppo impegnata nella difesa d’ufficio e nell’interpretazione autentica del pensiero di Trump e Musk”. Eh no, Elly. È una bufala questa. Perché se Meloni non ha parlato di sanità, pensioni, salario minimo e accise gran parte della colpa non è la sua, ma di chi ha posto le domande. Non è colpa della premier se ha dovuto rispondere a una decina di quesiti identici su Elon Musk e Trump, ma dei giornalisti. Chiaro?
- La Cei scrive le nuove regole per l’ammissione ai seminari: si ai gay, ma solo a chi non pratica. In fondo il celibato è chiesto anche agli eterosessuali, dunque…
- Trump condannato ma niente pena per lui. Il giudice trova un modo per salvare capra e cavoli. Che Paese stupendo, l’America.
- Il Domani scopre l’acqua calda: ovvero che a utilizzare le auto, spesso vecchie e inquinanti, sono i poveri delle classi lavoratrici che, non avendo stipendi milionari, non possono permettersi di vivere nel centro urbano e utilizzare quindi i mezzi pubblici. Qual è il problema? Che costruire auto a basso impatto ambientale come piace all’Ue, cioè elettriche ma non solo, costa tanto e quindi le case automobilistiche preferiscono produrne di fascia alta, ben accessoriate, per poter così rientrare degli investimenti fatti. Infatti “la produzione di utilitarie a volte è addirittura in perdita, per soddisfare gli standard europei per le emissioni complessive dei modelli prodotti”. Insomma: poveri, cornuti e mazziati. Poi il Domani si perde sulle conclusioni quando si augura di riuscire presto a “produrre auto non inquinanti a basso costo” il che sarebbe già “tecnicamente possibile”. Pura fantasia: il mercato infatti reagisce alla domanda, non alle fantasia dei burocrati di Bruxelles, a meno di impostare piani quinquennali di produzione. Il che però ricorderebbe un po’ la cara vecchia Urss. Solo colorata di verde.
- Avrete visto i frame del video dell’incidente dello scorso 24 novembre dove ha perso la vita Ramy Elgaml, il giovane di Corvetto. Il filmato ha provocato attese polemiche: diversi quotidiani e tg hanno parlato di una “prova” che certifica “il tamponamento evidente” tanto da far ipotizzare addirittura l’accusa di “omicidio volontario con dolo eventuale. Ma è così? Davvero le immagini dicono quello che molti stanno affermando in queste ore? Ci siamo presi alcuni giorni per riflettere, ma ora analizziamo il tutto. A dire il vero, osservando frame dopo frame, vista la collocazione della telecamera, non è possibile affermare con ragionevole certezza che quell’impatto ci sia stato. Lo si può escludere? No di certo, e chi parla non l’ha escluso sin dall’inizio. Può esserci il ragionevole dubbio. L’ipotesi. Sembra che. Ma al momento nessuna certezza. Il punto è capire se quel contatto abbia provocato o meno la caduta letale e se sia stato fatto con l’intenzione di “speronare” i due ragazzi. Quando però considerate la traiettoria dell’auto, quando vi chiedete “avrà frenato oppure no?”, “come ha reagito il carabiniere?”, “perché non era più lontano?”, tenete a mente che tra questo istante (il momento in cui l’auto entra nello spazio della telecamera), e l’impatto col semaforo (questo), passa poco più di un secondo. Uno solo. Per ora l’unica cosa di cui si è venuti a conoscenza, e questo è un dettaglio che quasi nessun tg ha tenuto in considerazione in un primo momento, è la perizia dei vigili urbani che mette insieme proprio le immagini delle videocamere oltre ai rilievi fatti all’incrocio. E cosa diceva la perizia? Secondo la relazione, pubblicata da alcuni giornali, e che sembra in contraddizione con una prima relazione firmata dai vigili, “prima che lo scooter svolti vi è ancora spazio tra il mezzo a due ruote e la pattuglia”. Quella “luce” tra scooter e gazzella avrebbe fatto ipotizzare la mancata relazione di causa-effetto tra la caduta e un possibile speronamento. Questo non vuol dire, lo ripetiamo, che un contatto non ci sia stato. Occorre considerare due fattori. Primo: la polizia locale potrebbe aver sbagliato a valutare i video e i segni lasciati sull’asfalto, tutto è possibile. Secondo: sia Fares che un testimone assicurano di aver visto/sentito il contatto tra gazzella e T-Max. Ma al momento occorre valutare i fatti nel suo complesso. E magari aspettare la perizia dell’esperto cinematico a cui la Procura ha affidato ogni valutazione. Ma no: le immagini dei nuovi video non chiariscono granché.
E le frasi che si sentono? E i carabinieri che durante la corsa sperano davvero che i due ragazzi cadano? Sentite così sono frasi censurabili, sicuramente, ma forse occorre anche considerare il tutto nell’ottica di un inseguimento ad alto tasso di adrenalina. Diverso il discorso per quanto dichiarato da un testimone secondo cui due carabinieri lo avrebbero costretto in qualche modo a cancellare il video dell’incidente. Se fosse vero, sarebbe ovviamente imperdonabile.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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