Sarà anche la più votata in EmiliaRomagna come si giustifica Pier Ferdinando Casini nel tentativo di far passare come normale la candidatura alla Camera della cognata Silvia Noè. Lei, moglie del fratello, il suo posto in Regione lo ha conquistato, certo, con i voti.Anzi,l’Udc è pronta anche a difendere il suo lavoro, soprattutto dopo lo schiaffo subito quando fu bocciata come presidente della commissione Pari opportunità: una vera e propria discriminazione perché cattolica. Sedotta dal Pd e abbandonata secondo le solite logiche di schieramento. Ma la Noè oltre che per la sua azione in Consiglio regionale a favore delle famiglie e dei deboli nella rossa Emilia, è anche ricordata per la spiacevole vicenda delle interviste pagate con i soldi pubblici.
L’episodio spia dal quale la procura partì per guardare dentro il vaso di Pandora della Regione guidata da Vasco Errani con un’inchiesta che è ancora aperta. Certo, a fare notizia erano i grillini per quelle interviste «in ginocchio», ma tra i coinvolti ci fu anche la Noè. La quale spiegò nero su bianco anche le modalità con le quali per cercare visibilità sicura, i consiglieri venivano invitati, dietro pagamento, nelle tv locali a commentare la rassegna stampa di giornata. «Così fan tutti», ammise candidamente spiegando anche che quei soldi erano regolarmente iscritti a bilancio. «È il nostro modo per raccontare l’attività in Consiglio».
Il punto semmai è un altro: il consenso lo avrebbe conquistato anche se non fosse stata la cognata di Casini? Ecco il punto da cui partire per conoscere questa storia di famiglia e di grandi appoggi. Tanti quanti ne servono per passare in Regione con oltre 5mila voti. E tanti, molti di più, quanti ne dovevano servire per farla passare come europarlamentare nel 2009 quando la Noè doveva contendersi il seggio nel collegio Nord Est quasi sicuro contro Gian Luigi Gigli ( oggi candidato nella lista Monti, ndr ), friulano, spinto dai movimenti per la vita dopo la vicenda Eluana Englaro. La cognata di Casini era pronta a fare il grande salto. Sembrava la volta buona, ma alla chiusura delle liste spuntò fuori l’outsider Tiziano Motti da Reggio Emilia che con una campagna all’americana, a suon di manifesti e serate in discoteca, con 18mila voti sbaragliò tra lo sbigottimento di tutti tanto il medico pro life che si fermò a 15mila e la candidata più organica, al palo con 8mila.
E lì scoppiò lo psicodramma familiare. La Noè fin da subito capì che quei voti presi dall’editore reggiano, che oggi siede felice a Bruxelles, erano suoi di diritto e rovesciò al parente illustre tutta la rabbia di una donna tradita. Non c’è militante attivodell’Udc che non parli con toni ormai epici della sfuriata da tragedia greca che in più riprese la Noè riversò verso il cognato. Con le candidature per le politiche Pierferdy è corso ai ripari piazzando la cognata in posizione quasi sicura: seconda dietro all’uscente Galletti.
Chi la conosce bene insiste: in Regione ha lavorato bene, politicamente non è «una raccomandata». Il dubbio che sia una candidatura riparatrice dopo gli schiaffi del passato resta. Ma siamo proprio sicuri che non ci fossero altri nomi?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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