Il collante è la Palestina. L'allarme dei servizi segreti per la manifestazione dei 30

Università come bacino di arruolamento. Timori per il corteo anti Israele di Roma

Il collante è la Palestina. L'allarme dei servizi segreti per la manifestazione dei 30
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Saldare la battaglia pro-Palestina alle rivendicazioni classiche degli studenti, utilizzando scuole e università come bacino di arruolamento. È questa nell'analisi dei nostri servizi segreti la strategia che emerge dalla analisi costante dei canali di comunicazione pubblici e «chiusi» della galassia antagonista. Galassia composita, la cui pericolosità «militare», negli scontri di piazza come quelli che hanno segnato la giornata di ieri a Torino, viene considerata per ora limitata. Ma dove, insieme ai gruppi di matrice marxista-leninista, la minaccia più frequente è l'irruzione sulla scena dei cortei di elementi anarco-insurrezionalisti, slegati da organizzazioni gerarchiche e strutturate, e perciò più difficili da monitorare.

L'attacco di ieri alle forze di polizia sotto la Mole non ha colto di sorpresa la sezione Aisi specializzata nella raccolta di informazioni sull'ultrasinistra, anche perché viene a pochi giorni di distanza dalle violenze di Bologna per bloccare il corteo di Casa Pound, e si inserisce nel solco della mobilitazione sempre più dura contro il governo Meloni. La prova generale era stata la giornata del 5 ottobre a Roma, con la guerriglia urbana scatenata contro la polizia che cercava di bloccare il corteo non autorizzato che voleva celebrare il primo anniversario dell'attacco di Hamas a Israele.

La lotta in sostegno alla resistenza palestinese è il collante tra anime diverse del movimento. E ora l'allarme della nostra intelligence è tutta rivolta alla giornata del 30 novembre, con il corteo nazionale contro l'occupazione israeliana di Gaza organizzato a Roma da un cartello di organizzazioni estremiste e di sindacati di base con lo slogan «Israele pericolo per il mondo» lanciato nel corso dell'assemblea al cinema Aquila nella capitale del 9 novembre scorso.

Tra i primi a rilanciare l'appello sui suoi canali Instagram c'è stato il Movimento studenti palestinesi, una delle due organizzazioni (l'altra è il Gpi, Giovani palestinesi in Italia) in contatto più diretto con la galassia antagonista, a differenza delle organizzazioni storiche della presenza in Italia. Cosa produrrà in concreto il 30 novembre questa sinergia, quale livello di scontro verrà cercato, è ancora tutto da vedere, anche perché le trattative con la Prefettura sul percorso non sono ancora iniziate. In ogni caso i nostri 007 considerano la data del 30 una scadenza importante per valutare il grado di pericolosità reale del movimento.

L'altro versante che viene monitorato con attenzione è quello delle università, dove era attesa fin da questa estate una ondata di occupazioni che finora non c'è stata ma che potrebbe partire a breve. Nel mirino dei collettivi universitari legati alla galassia pro-Pal ci sono gli accordi di cooperazione accademica tra alcuni atenei e università israeliane, accusati di mascherare operazioni di scambio di tecnologia dual use utilizzata da Gerusalemme anche a fini militari. Il ritardo nell'inizio delle occupazioni è considerato dai nostri 007 un segno di debolezza del movimento, che fatica a raccogliere adesioni in una popolazione studentesca ormai poco ideologizzata. Proprio per questo gli antagonisti puntano a saldare la battaglia contro Israele alle rivendicazioni classiche dei collettivi universitari come la lotta contro il caro alloggi e contro i presunti abusi dei docenti.

Ma il movimento sconta la carenza di organi dirigenti, realtà strutturate come Potere al Popolo o i Carc non risultano, secondo le analisi dell'Aisi, disponibili a una deriva violenta, e a fare la voce grossa sono soprattutto organismi «fluidi» come quello che ruota alla sigla «Cambiare Rotta». Ma una prospettiva di rivolta diffusa e fuori controllo viene considerata remota, nonostante alcune situazioni critiche a livello locale soprattutto a Torino e a Napoli.

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