Giuseppe Valditara non fa passi indietro. E nella Giornata contro la violenza sulle donne ribadisce ciò che durante la presentazione della "Fondazione Giulia Cecchettin” aveva sostenuto sul patriarcato, sul maschilismo e sulle violenze che nascondo dalla marginalità degli immigrati. “Confermo parola per parola - dice il ministro dell’Istruzione a Nicola Porro - Se vogliamo combattere contro la violenza sulle donne dobbiamo fare un ragionamento a 360 gradi, affrontando i temi della cultura del rispetto, della discriminazione e delle violenze sessuali. Prendo atto dalle statistiche che la marginalità sociale e la devianza, che discendono dall’immigrazione clandestina, generano un fenomeno oggettivamente pericoloso”.
Per spiegare nel dettaglio il suo ragionamento, il ministro prende in prestito le parole di alcuni studiosi che in questi giorni hanno messo in dubbio gli inni delle femministe di piazza. Uno su tutti, Luca Ricolfi, che in un articolo pubblicato sul Messaggero ha spiegato come sia assurdo parlare di “patriarcato” quando in Italia manca ormai del tutto ogni sorta di autorità maschile in famiglia. “La figura del padre e anche della madre oggi è sbiadito - spiega Valditara - Quindi penso sia inutile attaccare ancora la figura del padre. Semmai i ragazzi hanno bisogno di genitori autorevoli. Anche Crepet ha detto che oggi, più che il patriarcato, ci troviamo di fronte al figliarcato”.Il ministro rivendica invece di essersi scagliato contro “il maschilismo, ovvero la cultura che considera la donna un oggetto”. E fa tutta la differenza del mondo.
Nessuna frizione, insomma, con Gino Cecchettin che incontrerà tra pochi giorni. “Lui ha spiegato che condivide alcune delle cose che ho detto e su altre vuole confrontarci - spiega Valditara - Il nostro obiettivo è comune: combattere contro la violenza sulle donne e per la cultura del rispetto”. Il primo passo pratico è già stato fatto: nei programmi di educazione civica a scuola, tra "gli obiettivi di apprendimento è stata inserita anche la cultura del rispetto”, un tema su cui gli studenti verranno valutati perché la colpa delle violenze di oggi è “l’immaturità di molti maschi” e i giovani vanno educati “a saper sopportare i no”.
Nel salotto di Quarta Repubblica, il ministro vede scorrere le immagini del suo fantoccio bruciato, degli inni delle femministe, delle accuse che gli vengono rivolte dalle piazze italiane. “Non ho paura - spiega chiaramente - Andrò avanti sulla strada che ho tracciato”.
E cioè continuerà quel processo di riforma della scuola italiana anche contro il “pregiudizio” di chi lo contesta per partito preso. E di chi considera un delitto mettere in contatto gli studenti con le imprese. "Quando lo racconto all’estero - conclude il ministro - si mettono a ridere”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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