Come due bimbetti che litigano al parchetto per chi deve tenere il pallone da calcio. Da una parte Beppe, il comico che non fa più ridere. Ex guru anti sistema che dal palcoscenico sognava di mandare a casa la Casta ed è finito a fare il mantenuto (d'oro) con l'incarico ad personam di Garante. Dall'altra Giuseppi, l'avvocato in pochette di Volturara Appula. L'azzeccagarbugli che, paracadutato a Palazzo Chigi per un'inspiegabile triangolazione di eventi fortuiti, ha mandato a gambe all'aria i conti del Paese con strambe misure economiche ed è finito a fare il capo popolo di un popolo che non c'è più. Ebbene quest'ultimo s'è messo in testa di esautorare il pensionato d'oro (300mila euro l’anno!) scippandogli da sotto il naso il pallone, o meglio il partito. Preso dalla foga, però, non solo lo ha messo alla porta ma ha pure fatto carta straccia degli ultimi capisaldi su cui da sempre reggeva il Movimento 5 Stelle. La regola aurea del secondo mandato, quella per cui "uno vale uno" e nessuno deve fare il politico di professione. E poi le alleanze. Non che, in questi anni, i pentastellati se ne siano tenuti alla larga (hanno stretto accordi con tutti, dalla Lega ai dem), ora però il cerchio si chiude e Conte si appresta a consegnare il movimento nelle mani del Pd. Insomma, dalle comiche alla tragedia. Noi, di certi personaggi non sentiremo certo la mancanza. Lo "statista" Conte, intanto, fila dritto al terzo posto del podio dei peggiori.
Al secondo posto, invece, torna (per l'ennesima settimana) Maurizio Landini. Ieri gli italiani hanno dovuto digerire l'ennesimo venerdì di passione con l'ennesimo sciopero dei mezzi pubblici. Dall'insediamento della Meloni ad oggi, abbiamo contato oltre mille proteste sindacali: 38 ogni mese! Al grido "boicottare il Paese", il capo del sindacato rosso ha trascinato l'Italia e gli italiani in un inferno dantesco. Tutte proteste politicizzate che, in assenza di un'opposizione forte in Parlamento, fomentano la "rivolta sociale" contro il governo. Quando invece avrebbe avuto di che scioperare, Landini se ne è tenuto alla larga: non una parola spesa sul disastro aziendale firmato Tavares-Elkann che sta trascinando Stellantis nel baratro, con altri stabilimenti chiusi e altri operai a casa. A pagare per questa farsa, però, sono anche gli iscritti alla Cgil. La propaganda anti Meloni di Landini costa alle casse del sindacato 4,7 milioni di euro l'anno. Ben 19mila euro solo per le foto del suo tour. Un tour di scioperi che, ci auguriamo, non sarà riservato agli italiani anche nel 2025.
Al primo posto del podio abbiamo il sindaco di Milano Beppe Sala che, col quartiere del Corvetto in fiamme, fa sì mea culpa per i mancati "progetti di aggregazione nei quartieri popolari" ma dimentica anni di campagne pro immigrati. Tutto inizia con la tragedia di Ramy Elgaml, 19enne morto contro un muretto fuggendo dalle volanti dopo aver forzato un posto di blocco. Una tragedia, certo. Ma partiamo col dire che se si fosse fermato allo stop non gli sarebbe successo nulla. La morte del giovane è, poi, stata la miccia che ha innescato la rivolta del quartiere: una rivolta organizzata nei modi e nei tempi, con tanto di bombe carta, roghi e auto posizionate in modo da impedire alle forze dell'ordine di intervenire. E, se da una parte i giornali progressisti si fiondano a censurare la parola "banlieue", dall'altra c'è chi come noi punta il dito contro le politiche buoniste di una sinistra da sempre votata all’accoglienza.
Da Sala ci saremmo aspettati molto di più, certamente non l'assurda accusa al centrodestra di "fomentare la situazione". Anche perché, se le periferie milanesi si trovano in questa situazione, la colpa è anche e soprattutto sua.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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