"Ci aspettavamo l’assoluzione di Berlusconi fin dal primo grado". A dirlo è il professor Franco Coppi, legale dell’ex premier, in uno dei passaggi della sua arringa. Per Coppi in questo processo c’è stato un "rigetto immotivato delle richieste difensive" e la sentenza d’appello "si è caratterizzata dal pregiudizio" verso Berlusconi.
"Questo palazzo ha mura solide, ha la capacità di respingere tutto ciò che non ha a che fare con il processo", ha poi aggiunto Coppi, spiegando che "l’unico punto che ho condiviso dell’intervento del pg è che devono rimanere fuori da questa aula urla scomposte e passioni che nulla hanno a che fare con il processo. Un illustre criminalista diceva che quando la politica varca le porte del tempio, la giustizia fugge dalla finestra".
"Di fronte alla caciara a cui abbiamo assistito negli ultimi tempi, con interviste, affermazioni e valutazioni, abbiamo deciso di non chiedere il rinvio di questa udienza, ritenendo che invece era opportuno celebrare il processo nella data fissata con serenità e senza altre preoccupazioni", ha poi detto Coppi, precisando che "avevamo pensato di chiedere il rinvio solo per avere qualche giorno in più per preparare memorie e motivi nuovi".
Secondo il legale, "la sentenza di condanna a Silvio Berlusconi è frutto di un pregiudizio, nella convinzione che lui abbia istigato fino a tempi recenti l’evasione fiscale. Ma di questo nel processo non c’è prova, c’è stato un abnorme travisamento della prova. Non sono stati riportati i testi e i fatti, in sentenza, che sono a favore di Berlusconi".
Se i giudici della Cassazione non dovessero condividere la tesi difensiva secondo cui i fatti contestati a Berlusconi nel processo Mediaset non hanno
"rilevanza penale", allora il reato di frode fiscale andrebbe derubricato in quello di false fatturazioni, e, per questo, la sentenza di condanna emessa dalla Corte d’appello di Milano l’8 maggio scorso, andrebbe annullata con rinvio e, quindi, disposto un processo d’appello-bis. Questa la richiesta, in via
subordinata, avanzata dal professore Franco Coppi, difensore del leader del Pdl, al termine della sua arringa davanti ai giudici della Suprema Corte.
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