Corruzione a Venezia, Boraso lascia l'assessorato. E Brugnaro perde tempo

L’opposizione in Comune contro il sindaco: «No a un tavolo a settembre»

Corruzione a Venezia, Boraso lascia l'assessorato. E Brugnaro perde tempo
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Il primo elemento politico, nella bufera giudiziaria che ha sconvolto Ca’ Farsetti, sede del Comune veneziano, è dato dalle dimissioni dell’assessore alla Mobilità Renato Boraso (nella foto), in carcere con l’accusa di corruzione. Attraverso il suo legale, l’assessore (che nella precedente consiliatura ricopriva l’incarico di assessore al Patrimonio) ha fatto sapere di volersi difendere senza coinvolgere l’amministrazione.

Un gesto passato sotto silenzio ma apprezzato dalla maggioranza (Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia e lista civica di Brugnaro) che continua a fare muro contro le richieste dell’opposizione che chiede misure urgenti e cambi di passo radicali in virtù del clamore registrato dall’azione dei giudici.

Fonti della Procura fanno sapere che già oggi potrebbe tenersi il primo interrogatorio dell’ormai ex assessore, finito in carcere insieme con un imprenditore, mentre per altre 16 persone tra cui funzionari dell’amministrazione - sono state prese misure cautelari.

L’elemento dirompente resta l’avviso di garanzia al sindaco Luigi Brugnaro. «È stato emesso a sua tutela», spiega il capo della Procura veneziana, Bruno Cherchi. Lo scopo è quello di informarlo di verifiche sulla corretta gestione del blind trust cui il sindaco ha affidato il suo patrimonio al momento del suo insediamento a Ca’ Farsetti. Atto necessario, visto che nell’indagine viene citata anche l’area Pili di sua proprietà.

Il sindaco continua a professarsi estraneo alla vicenda e si dice disposto a intavolare anche un dibattito politico sull’argomento in una delle prossime riunioni del Consiglio comunale.

I tempi, però, sono troppo dilatati, lamentano dall’opposizione. Il prossimo Consiglio comunale, infatti, è stato calendarizzato per il 9 settembre.

Dem, Verdi e Cinquestelle hanno provato a chiedere la presenza del sindaco in aula e poi hanno annunciato la richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio. La maggioranza per il momento fa muro attorno al primo cittadino. Tanto che mercoledì, quando la presidente del Consiglio comunale, Ermelinda Damiano, ha letto il messaggio del sindaco l’aula di Ca’ Fersetti si era già mezza svuotata visto che l’opposizione non ha partecipato alla seduta per protesta.

«Dopo un terremoto giudiziario di queste dimensioni- commenta Erika Baldin, consigliera regionale dei Cinquestelle -, come può pensare di rimandare ogni chiarimento al 9 settembre? Così il sindaco insulta l’intelligenza dei veneziani. Se pensa che, lasciando passare l’estate, la gente si dimentichi».

La vicenda veneziana ha avuto eco anche nelle parole della segretari dem. Nel corso di un’intervista apparsa ieri sulla Stampa attacca la maggioranza di governo.

«Per i fatti di Bari, che la destra ha brutalmente politicizzato, si sono scomodate le richieste di commissioni. Invece a Venezia, per indagini gravi che coinvolgono giunta e sindaco, non abbiamo sentito neanche una parola».

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