I punti chiave
La sensazione era quella di una tregua armata, quantomeno di una mediazione in grado di sotterrare momentaneamente l'ascia di guerra. Invece nel Terzo Polo continuano a volare gli stracci anche al termine del comitato politico che si è riunito ieri sera. Dal vertice sono emerse due versioni differenti: Azione è sembrata pessimista e ha minacciato la deflagrazione del partito unico, mentre Italia Viva si è mostrata più prudente e ha lasciato spiragli di ottimismo. Ma tra tatticismi e personalisti la formazione politica sta per implodere.
L'ira di Calenda
A sbottare è stato Carlo Calenda, che di certo non ha gradito le uscite di alcuni parlamentari renziani che non hanno esitato a pungolarlo. Ecco perché l'ex ministro dello Sviluppo economico ha chiesto ai suoi alleati di porre fine a quella che a suo giudizio è una "furbizia" che non porta da nessuna parte. All'appello da pontiere è seguito immediatamente un avvertimento che può essere percepito come un vero e proprio ultimatum.
"Questi giochini non funzionano. Smettetela di fare giochini, smettetela di fare attacchi personali. Fate pace col cervello", è stata la bordata lanciata da Calenda. Che ha invitato i renziani a chiarire una volta per tutte se intendono fare un partito unico o tenere in vita tre compagini politiche. "Amici come prima e ognuno per la sua strada", ha dichiarato in merito all'ipotesi di non partorire il partito unico.
Il leader di Azione non ha risparmiato frecciatine all'indirizzo di Matteo Renzi, chiedendogli di esprimersi senza giri di parole e di palesare la sua posizione definitiva sull'operazione che si dovrebbe portare a termine. A tal proposito ha ribadito anche una serie di condizioni imprescindibili per la nascita del Terzo Polo: ad esempio il fatto che Italia Viva possa continuare a fare attività nel 2024 viene reputato "inaccettabile". "Se questo punto non viene sciolto il partito unico non nasce", è la dichiarazione che l'Ansa ha attribuito a Calenda.
La mossa dei renziani
Dal suo canto Italia Viva non ha sposato la linea della guerra interna, anche se potrebbe essere solamente un atteggiamento di facciata. Infatti sono stati proprio i renziani dopo il comitato politico ad assicurare che la riunione "si è conclusa con l'accordo su tutti i punti". Le parti si vedranno anche oggi per provare a trovare una mediazione su tre punti principali: la questione soldi, la richiesta di rinunciare alla Leopolda (ritenuta "assolutamente inaccettabile") e i congressi territoriali prima del congresso nazionale.
Da Iv hanno confermato la disponibilità a "pagare il 50% delle spese". È stato fatto trapelare che lo scioglimento di Italia Viva e Azione "sarà contestuale all'elezione del nuovo segretario nazionale". E ovviamente non poteva mancare una bordata dei renziani rivolta a Carlo Calenda: "Ha chiesto a tutti i membri del comitato politico uscendo di fare dichiarazioni distensive e poi ha fatto il contrario, come sempre".
Il documento della discordia
Nella serata di ieri Calenda ha pubblicato sui social il documento presentato a Italia Viva "senza trovare un accordo". Nel testo si legge, tra le altre cose, l'impegno a sciogliere i rispettivi partiti entro la fine del 2024.
Ed è proprio sotto il post del leader di Azione che è arrivata la replica al veleno da parte della renziana Teresa Bellanova: "A me non pare che la riunione sia andata così come scrivi qui. Sono costretta a constatare che il primo a non tenere conto del tuo condivisibile appello a tenere i toni bassi dopo questa prima riunione, sei stato proprio tu".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.