Così le "sentinelle" del Pdl hanno evitato la stangata

I ministri azzurri hanno convinto Letta a eliminare i tagli alla sanità e a non aumentare i ticket. Trovato anche l'accordo per ridurre la pressione fiscale di un punto in tre anni

Così le "sentinelle" del Pdl hanno evitato la stangata

Roma - Sembra che ieri Enrico Letta quell'ascensore lo abbia preso più volte per salire dal primo al terzo piano, dov'erano riuniti in conclave i ministri del Pdl, nello studio di Angelino Alfano.

Il conciliabolo sarebbe durato a lungo. I ministri del Pdl erano preoccupati per i tagli alla sanità, ma anche per la ventata fiscale che soffiava sull'impianto della manovra.

Se fosse rimasto quell'impianto, l'aria di fronda dei cosiddetti «lealisti» contro i «governativi» sarebbe soffiata più forte. Così, in modo più o meno velato (sembra, meno), Alfano ha illustrato i problemi di tenuta del suo partito di fronte all'impostazione data dall'Economia alla Legge di stabilità. Sembra che il tema sia stato anche l'argomento di contatti telefonici tra il vicepremier e Berlusconi. Il premier avrebbe limato le diverse asperità. E l'intesa sarebbe stata trovata con un impegno reciproco, perfettamente in linea con la Costituzione: la Legge di stabilità può essere ampiamente modificata in Parlamento. Fino al punto di riempire le diverse lacune di copertura finanziaria che emergerebbero dall'impianto illustrato dal governo in sala stampa a Palazzo Chigi. Con l'incognita della tarsi: la nuova tassa sulla casa. L'accordo, su questo punto, viene cercato nella notte a Palazzo Chigi.

Nella sostanza, il patto siglato tra Alfano e Letta si è basato sulla condivisione della comunicazione: riduzione della pressione fiscale di un punto in tre anni, niente tagli alla sanità, niente ticket. Ma si tratta di un'intesa «aperta» (ma non detta) alle modifiche parlamentari. Tant'è che già si parla di un via libera del governo - qualora la richiesta venisse avanzata dalle Camere - di un riordino delle aliquote fiscali; in modo particolare, di quelle dell'Iva. Misura che comporterebbe - lo studio è già pronto al ministero dell'Economia - il passaggio dell'aliquota più bassa dal 4 al 7 per cento. Ma se l'intervento viene «suggerito» dal Parlamento, il governo - oltre a verificare le eventuali coperture - non può opporsi: il Parlamento è sovrano. E in Parlamento si scaricheranno anche le tensioni provenienti da casa Pd. Il partito di Letta ha la maggioranza delle presidenze degli enti locali. E proprio su Regioni e Comuni è caduta la mannaia dei tagli, alternativi a quelli previsti sulla sanità. Ma l'importante, al momento, era soddisfare le richieste del Pdl. Beatrice Lorenzin, di prima mattina, aveva minacciato di lasciare il ministero della Salute se fossero rimasti i tagli previsti da Saccomanni. E l'ha spuntata. Per il momento.

Ma ha vinto la sua battaglia anche Enrico Letta. A parte i tagli agli enti locali, all'elettorato del Pd può dire di aver ridotto il cuneo fiscale per i redditi più bassi. Con il tentativo di spuntare le unghie all'opposizione interna, Matteo Renzi su tutti. Nella sostanza, la scelta tattica della presidenza del Consiglio è stata quella di pensare e offrire una Legge di stabilità nella quale le coalizioni che fanno parte della maggioranza possano riconoscere le rispettive password politiche.

Una

Legge di stabilità è stata cucita nell'anticamera di Patroni Griffi insieme agli uomini dell'Economia. Ma rappresenta solo il primo tempo di una partita che finirà il 31 dicembre, alla chiusura della sessione di bilancio.

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