Il crac di De Magistris adesso è completo: lascia Napoli a piedi

Rifiuti, strade disastrate, blatte e ora bus fermi per mancanza di gasolio. Giggino stizzito: "Mi stupisce il clamore mediatico"

Il crac di De Magistris adesso è completo: lascia Napoli a piedi

Napoli - «Abbiamo scassato» (abbiamo rotto). È la notte del 30 maggio 2011: in piazza Municipio, davanti al «suo» Palazzo San Giacomo, Giggino De Magistris, bandana arancione in testa, urla a migliaia di fan la sua gioia: «Abbiamo scassato» dice dal palco il neo sindaco di Napoli. Esattamente un anno e otto mesi più tardi, l'ex pm ha continuato a «scassare» una città che aveva promesso di ricostruire. Ieri, infatti, Napoli ha toccato un'altra volta il fondo. I bus dell'Anm (Azienda napoletana di mobilità) sono rimasti chiusi nei depositi per la mancanza del gasolio. Un'intera città a piedi, mezzo centro storico inibito alle auto, spostarsi da una parte all'altra della città è stato proibitivo. Impegnatissimo per la campagna elettorale «arancione» da settimane, De Magistris ha commentato su Facebook in modo a dir poco irritante quest'altra pagina nera di Napoli.

«L'amministrazione comunale non ha la diretta responsabilità nel rifornimento del carburante per gli autobus. Non posso però nascondere un certo stupore per l'attenzione mediatica, perfino nazionale, suscitata dal disservizio odierno». Ecco, il massimo problema per Giggino pare rappresentato dalla risonanza data dai media ai problemi della città. Al sindaco ha replicato Renzo Brunetti, amministratore dell'Anm. «L'azienda napoletana vanta 250 milioni dal Comune di Napoli e tra i 30 e 40 milioni dalla Regione».

Ma sulla questione dei bus ha annunciato una querela il presidente della Municipalità di Scampia, Angelo Pisani. «Si devono accertare le violazioni e i nomi dei responsabili di questa nuova vergogna che ha colpito Napoli». Giggino sta parlando tantissimo da un anno e 8 mesi. Appena insediatosi sulla poltrona di Palazzo San Giacomo la sparò grossa: «Porteremo entro il 31 dicembre (2011) la differenziata al 70 per cento». Sappiamo com'è andata: la differenziata non è arrivata nemmeno al 30 per cento. Napoli è sporca ancora, non da super emergenza ma non si può certamente dire che sia pulita, come dimostrato nel corso di questi 20 mesi dal Giornale con le sue inchieste, corredate da foto. E guai, a dirlo: «Querelo tutti quelli che diffamano Napoli» ha detto in più occasioni. Ad esempio quando la scorsa estate si rimanifestò un'altra emergenza tutta napoletana, quella delle blatte. Il presidente della Prima municipalità, Fabio Chiosi scrisse a Giggino per dirgli che «sarebbe stato necessario intervenire a settembre (2012) per eliminare le uova degli insetti. Il sindaco mi assicurò una bonifica mai realizzata. Nei giorni scorsi è stata convocata una riunione con la Asl per una bonifica che ormai non serve a nulla».

Chiosi parla anche delle disastrate strade di Napoli, un problema che non riguarda solo la sua municipalità di Chiaia (il salotto buono della città). «Per le buche da gennaio ad agosto del 2012, abbiamo pagato risarcimenti per 600mila euro». Se si considera che le municipalità sono 10, volendo tenersi bassi nei conti le strade «scassate» provocano un'erosione di denaro pubblico pari a una mezza dozzina di milioni di euro. A Chiaia c'è il Lungomare Liberato, chiuso alle auto ma desolatamente spopolato. Inferociti con il sindaco i commercianti della zona, scesi in piazza due settimane fa per protestare. «Questa Ztl sta distruggendo il commercio» hanno urlato.

Ma Giggino, prigioniero dei suoi dogmi, Ztl intoccabile, pista ciclabile, America's Cup (che non ha portato un solo posto di lavoro) continua a sognare la visita di Obama e Al Pacino. E non si accorge che la Rete che tanto lo aveva sostenuto, ora lo sta abbandonando.

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