Crisanti, il senatore virostar che si scaglia contro il suo stesso partito

Più va in televisione a raccontare delle prime fasi del Covid in Italia e più mette in difficoltà il Pd, come se già non bastassero gli ultimi complicatissimi mesi dei dem

Crisanti, il senatore virostar che si scaglia contro il suo stesso partito

Sta diventando veramente piuttosto singolare il modo con cui Andrea Crisanti è tornato a picchiare a tambur battente sul tema Covid-19. A tre anni dall'esplosione drammatica della pandemia nel Nord Italia – e dopo almeno un anno in cui il dibattito sul contenimento del virus è definitivamente venuto a cadere a seguito della cancellazione di tutti gli obblighi vaccinali e dei relativi green pass – il noto microbiologo sta collezionando una serie di interviste sui giornali e di ospitate in tv da fare quasi impallidire quelle che lo coinvolsero nello stesso periodo del 2020.

"L'aria che tira", "Tagadà", "Piazzapulita", "Mezz'ora in più" sono stati solo alcuni dei contesti televisivi nei quali l'attuale senatore del Partito democratico ha avuto spazio nelle ultime due settimane. Un presenzialismo recentemente criticato dagli avvocati del riconfermato presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana. Il nuovo protagonismo mediatico che Crisanti sta vivendo in questi giorni è merito del combinato disposto delle chat di 36 mesi fa pubblicate da lui stesso per difendersi dai suoi detrattori (il governatore Zaia in primis) e quelle fatte uscire dalla procura di Bergamo, sull'inchiesta della mancata zona rossa in Lombardia, a cui ha fatto da consulente. La sua tesi è molto semplice: se il governo avesse dato retta a lui, si sarebbero potuto evitare almeno 4mila morti in più. Una critica probabilmente anche fondata la sua. Peccato che le modalità comunicative siano quantomeno curiose.

La voglia di Crisanti di tornare alla sua vecchia passione

Lui, che si è sempre professato come l'inventore del "modello Veneto", celebrato e osannato come un riferimento per esportare il sistema dei tamponi fatti agli asintomatici di Vo' Euganeo in tutta Italia, sta affrontando attualmente un momento professionalmente nostalgico. Se da una parte rivendica (più o meno a ragione) con orgoglio il proprio lavoro svolto nelle primissime fasi del Coronavirus nel comune colpito in provincia di Padova – in collaborazione con la Regione Veneto – dall'altra sembrerebbe soffrire di una sorta di sindrome post traumatica da stress che non gli consente di chiudere un capitolo: quello dei giorni peggiori del Covid.

È probabile che la nuova esperienza come parlamentare eletto tra le file del Pd non lo stia facendo entusiasmare più di tanto: da qui, dunque, una certa comprensione per questa sua retromarcia malinconica verso quel lavoro che ha dovuto abbandonare a Natale per la quasi incompatibilità con il nuovo incarico a Palazzo Madama. Certo che il continuare a insistere ad attaccare quel governo Conte 2 che comprendeva al suo interno proprio il partito che lo ha issato sugli scranni del Senato della Repubblica sta lasciando un po' interdetti i colleghi parlamentari dem. Criticando infatti l'operato dell’attuale leader del Movimento 5 Stelle e dell'allora ministro Speranza, Crisanti non sta facendo altro che scagliarsi (anche) contro il proprio gruppo parlamentare di appartenenza. Del resto il titolare di quel dicastero della Salute è rientrato proprio pochissimo tempo fa nel Partito Democratico e, tra i sottosegretari, c'era anche una tra le storiche co-fondatrice del Pd come Sandra Zampa.

Non sorprende quindi che, come rivelato dallo stesso Crisanti dall'Annunziata, nessuno lo abbia contattato dal suo movimento politico a seguito della notizia della conclusione delle indagini con al centro la sua perizia.

La sua versione dei fatti, alla lunga, rischia anche di danneggiare l'immagine di un Pd che – sulla scia lunga della sorpresa alle primarie – sta cercando proprio in questi giorni di rifarsi il look dopo gli ultimi tremendi sei mesi. Alla sua prossima comparsata in televisione, non è escluso che stavolta siano i legali del Nazareno a invitarlo a rimanere fuori dagli studi tv.

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