Reggio Emilia - Lo spettro della Coop Argenta è dietro l’angolo. Ma allora non c’erano credit crunch e crisi di liquidità. E soprattutto non c’erano le avvisaglie che il sistema che ha retto l’economia emiliano romagnolo, con mamma coop e papà partito, potesse un giorno sfaldarsi. Questa volta i colossi cooperativi hanno paura. Fallimenti, licenziamenti, concordati preventivi, contratti di solidarietà. Emblematici in questi giorni due casi, che terrorizzano i vertici di Legacoop Emilia. Entrambi i casi a Reggio Emilia.
Il primo esplode il 7 marzo, dopo aver covato sotto la cenere per quattro anni passati a certificare bilanci da cartellino giallo. Alla Cooperativa Muratori Reggiolo (Cmr), gli oltre duemila soci prestatori e i 207 dipendenti sapevano che avrebbero sempre potuto contare con riconoscenza sulla «mamma».
Così da 105 anni chiamavano la coop che nel comune della Bassa ha sistemato più o meno tutti, elargendo finanziamenti al Welfare locale e dando lavoro e casa a tutti. I dipendenti avevano stipendi il 30% più alti dello standard. Centinaia di famiglie portavano i soldi in Cmr, anche perché i tassi di interesse erano sempre un punto in più rispetto a quelli degli istituti di credito. Ora però rischiano drammaticamente di non riavere più i risparmi. Il passivo di 145 milioni dell’ultimo bilancio, infatti, ha inchiodato i vertici con le spalle al muro: le banche hanno chiuso i rubinetti, le pubbliche amministrazioni ritardano a pagare. Così al presidente Alberto Rebuzzi non è rimasto nient’altro da fare che percorrere la strada del concordato preventivo. Così, fornitori e soci hanno gridato alla fiducia tradita da parte di una classe dirigente con stipendi a cinque zeri, che non ha saputo avvertire del rischio in corso. In tanti si sono presentati in sede reclamando i soldi, scaricando addosso alle impiegate la propria ira.
È intervenuto il soccorso rosso delle altre coop, che dovranno sborsare, malvolentieri, perché temono che prima o poi toccherà a loro, quei 25 milioni di euro necessari per restituire ai creditori almeno il 50% dei loro soldi. Il resto da recuperare, ma solo un 45%, sarà la sfida più difficile: la vendita del patrimonio immobiliare della Cmr. In tempi come questi un azzardo. Le colpe? Non solo la crisi, giurano quelli che il sistema lo conoscono bene: un ex cooperatore e dirigente Pci, Gilberto Gasparini è stato crocifisso per aver denunciato la sindrome brezneviana di coop che hanno vissuto al di sopra delle loro possibilità, con i dirigenti entrati per cooptazione e presidenti pensionati seduti al comando da più di 20 anni e mai messi in discussione.
E ancora: un Pd succube del potere che le coop rosse hanno esercitato sui democratici perché il business ha da tempo rovesciato i rapporti di forza tra «mamma» e «papà» e una Cgil inerme che non ha mai denunciato.
Il secondo riguarda la Coopservice di Cavriago (Reggio Emilia), uno dei principali player nella vigilanza e logistica, che il 2 marzo ha presentato l’istanza di fallimento della Cfm, cooperativa che il colosso aveva costituito appena l’estate scorsa per rilevare in affitto la Nest di Rovigo, società in concordato preventivo attiva nel facility management.
Un piano industriale di due anni avrebbe rilanciato la nuova coop Nest-Cfm. Ma dopo soli otto mesi, la sorpresa: si va al fallimento.
A farne le spese 70 lavoratori, sul lastrico senza nemmeno ricevere lo stipendio di febbraio. Sullo sfondo la fusione di Unipol con Fonsai, che richiederà alle coop altri sforzi economici e ormai in archivio la stagione della mutualità cooperativa e di una pax sociale che aveva retto a tutto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.