Il Csm salva Esposito: ha sbagliato, ma pazienza

Il Csm: "Il comportamento di Esposito può integrare profili di natura disciplinare". Ma decide di archiviare il trasferimento d'ufficio: il giudice non pagherà

Il Csm salva Esposito: ha sbagliato, ma pazienza

Il giudice Antonio Esposito ha sbagliato. Adesso lo dice anche il Consiglio superiore della magistratura. Ma tanto vale. Le toghe non pagano mai per i propri errori. Neanche un buffetto. Questa mattina il Csm ha, infatti, archiviato la pratica sul traferimento d’ufficio per incompatibilità del presidente del collegio che in Cassazione ha condannato Silvio Berlusconi. Non importa, dunque, se Esposito abbia rilasciato un'intervista al Mattino qualche giorno dopo quella sentenza, prima ancora che le motivazioni della sentenza venissero depositate. Se la cava con una reprimenda. Ma, si sa, le parole volano via in fretta.

L'intervista rilasciata da Esposito al Mattino getta un'ombra sull'imparzialità del collegio che ha condannato il Cavaliere al processo sui diritti tv. Tanto più che, negli stessi giorni, ilGiornale pubblicava il resoconto delle cene eleganti durante le quali il giudice insultava e prendeva in giro l'ex premier scherzando coi commensali presenti. Eppure, nonostante il comportamento di Esposito sia evidentemente inaccettabile, il Csm non ha mosso un dito. Si è limitato ad ammettere che, sì, tutto sommato, l'antricipazione delle motivazioni della sentenza a un quotidiano "può integrare profili di natura disciplinare", ma niente di più. La decisione è stata presa questa mattina dal plenum a maggioranza (17 voti favorevoli) che, seppur con rilevanti emendamenti, ha approvato la delibera proposta dalla prima Commissione sull’archiviazione del fascicolo aperto lo scorso agosto sull’eventuale avvio di una procedura di trasferimento d’ufficio per incompatibilità. Il via libera è arrivato anche con il "sì" del laico del Pdl Annibale Marini, mentre gli altri componenti del gruppo si sono astenuti (Nicolò Zanon e Filiberto Palumbo) o hanno votato contro (Bartolomeo Romano) insieme con il consigliere leghista Ettore Adalberto Albertoni. Si sono astenuti anche i due togati di Magistratura indipendente e il presidente della Cassazione Giorgio Santacroce ("per ragioni di opportunità"), mentre tra i favorevoli troviamo (guarda caso) il vicepresidente del Csm Michele Vietti.

Fu il passaggio dell’intervista su Berlusconi, condannato non perché non poteva non sapere ma perché sapeva, a far infuriare il Pdl che accusò il magistrato di aver anticipato le motivazioni della sentenza prima del loro deposito. La ragione per cui il Csm ha archiviato la pratica è che nella condotta di Esposito ci sono "profili di natura disciplinare e deontologica da valutare nella sedi competenti". E la legge non permette a Palazzo dei Marescialli di intervenire quando la condotta di un magistrato possa essere oggetto di un’iniziativa disciplinare. Il Csm non ha, comunque, rinunciato a rivolgere a Esposito espliciti richiami.

E, prendendo in prestito le parole del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, gli ha ricordato che i magistrati devono osservare nei loro comportamenti "misura e riservatezza", "non cedere a fuorvianti esposizioni mediatiche" e "non indulgere in atteggiamenti protagonistici e personalistici". I laici del Pdl si augurano che, arrivati a questo punto, intevenga il procuratore generale della Cassazione Gianfranco Ciani avviando, appunto, una azione disciplinare.

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