Dai contratti a termine alla riforma delle pensioni Il piano del governo

Dalle pensioni flessibili ai pensionati part-time passando per la rivisitazione di alcune misure della riforma Fornero. Obiettivo: ridurre la disoccupazione giovanile di otto punti

Dai contratti a termine alla riforma delle pensioni Il piano del governo

Si cambia. O almeno ci si prova. Il tema è quello fondamentale del lavoro e delle pensioni. Dopo aver messo una toppa con il decreto sull'Imu e con il rifinanziamento della cig in deroga, adesso il governo punta a creare nuovi posti di lavoro, a rivedere la riforma Fornero e a procedere a una revisione organica del sistema degli ammortizzatori sociali. Il ministro del lavoro Enrico Giovannini ha annunciato che tra le priorità ci sono quelle di favorire l’occupazione giovanile, incentivare un ricambio generazionale e cambiare la flessibilità in entrata. Di questo, e di altro, si parlerà il 22 maggio.

Incentivi per le imprese

Intanto, ecco quali sono le ipotesi sul tavolo. Per quanto riguarda l'occupazione giovanile, si punta a introdurre incentivi per le imprese che assumono giovani, al credito d'imposta per sostenere gli stipendi dei dipendenti a basso reddito, e alla rivoluzione dei centri dell'impiego che dovrebbero agganciare il meccanismo dell'Europa per il progetto europeo che mira alla formazione dell'impiego degli under 25. L'obiettivo (sicuramente ambizioso) è quello di ridurre la disoccupazione giovanile di otto punti percentuali.

Contratti a termine

Per quanto riguarda i contratti a termine si pensa a ridurre gli intervalli obbligatori tra un contratto a termine e l'altro: da 60 giorni si potrebbe passare a 20-30 giorni. Si pensa anche a istituire un part time per il dipendente vicino alla pensione che accetta di lavorare meno ore con uno stipendio più basso fino alla fine della carriera. In cambio la sua azienda assume un giovane con un contratto a tempo indeterminato oppure due con un contratto a termine. Un progetto che costerebbe un miliardo di euro e porterebbe 100mila assunzioni. L'altra ipotesi è che il dipendente vada in pensione anticipatamente.

Capitolo pensioni

Infine, Giovannini ha annuciato la sua idea di un pensionamento anticipato a fronte di una "penalizzazione".

In pratica il lavoratore avrebbe la possibilità di andare in pensione con 35 anni di contributi tra i 62 e i 65 anni accettando il taglio del vitalizio dell'otto per cento. Per chi decide di lavorare oltre i 66 anni ci sarebbe un aumento della pensione fino all'otto per cento.

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