Un dirigente sanitario registra di nascosto riunioni private con Nunzia De Girolamo e altri manager Asl su un ospedale del Beneventano. Poi viene indagato per truffe e malversazioni per prestazioni pagate ma non eseguite. I nastri clandestini vengono messi nelle mani degli inquirenti. Un'informativa della Guardia di finanza toglie parzialmente il riserbo. E le chiacchiere finiscono dritte sul Fatto quotidiano. La De Girolamo, oggi ministro dell'Agricoltura ma all'epoca (luglio 2012) semplice deputato Pdl, non è indagata. Ma la pubblicazione delle sbobinature abusive crea attorno a lei un clima di sospetti e intrighi.
Ieri è arrivata la seconda puntata delle trascrizioni, da cui emerge l'interesse del futuro ministro per la gestione del bar interno di una clinica privata, il Fatebenefratelli di Benevento, gestito da alcuni parenti della De Girolamo. La faccenda è contorta. Per anni il bar era stato affidato a una società della famiglia Liguori; uno di loro, Franco Liguori, aveva sposato una zia dell'ex pidiellina. Ora l'ospedale intendeva assegnare la licenza a una ditta individuale intestata alla figlia di Franco Liguori, Giorgia, cugina di Nunzia.
L'oggetto della contesa, secondo le sbobinature, è l'indennità di avviamento che, in base alla legge, dev'essere riconosciuta al vecchio gestore quando la licenza passa di mano e che i Fatebenefratelli non volevano erogare. La riunione registrata sarebbe stata convocata per dirimere queste faccende. Erano presenti i vertici dell'Azienda sanitaria di Benevento oltre ad alcuni collaboratori della deputata. La quale chiede ispezioni contro il Fatebenefratelli: «Facciamogli capire che un minimo di comando ce l'abbiamo, altrimenti mi creano coppetielli con questa storia, mandagli i controlli e vaffan...».
I dirigenti dell'ospedale «sono tirchi a morire, degli str...»: così si sfogava la De Girolamo durante la riunione, nel chiuso della casa del padre, senza immaginare che l'ex direttore amministrativo dell'Asl di Benevento, Felice Pisapia, oggi costretto al soggiorno coatto a Salerno, avesse il registratore acceso e fosse pronto a usare questi nastri per cautelarsi con i magistrati.
«Non vedo esempi simili in altri Paesi del mondo civilizzato - replica il ministro al Giornale -. La procura ha riconosciuto che questo personaggio ha azionato la macchina del fango per sottrarsi alle sue responsabilità. Per me sarebbe bastato quello. Invece adesso cono costretta a rincorrere fantasmi, personaggi squallidi e ancora più squallide ricostruzioni. Sono sinceramente sconcertata, mi sento in un incubo nel quale mai avrei immaginato di entrare».
Nunzia De Girolamo invoca il diritto alla privacy: «Ciascun italiano provi a immaginare che cos'accadrebbe se qualcuno registrasse proprie conversazioni con amici, parenti, conoscenti, colleghi in un ambiente non pubblico. E come si sentirebbe, ciascun italiano, se queste conversazioni, nelle quali non possono mancare espressioni per così dire libere, fossero poi pubblicate dai giornali. È vero che io sono un personaggio pubblico.
Ma vorrei conservare la libertà, garantita dai principi universali di civiltà, di poter esprimere il mio pensiero come e quando voglio, soprattutto quando sto semplicemente facendo il mio dovere e sto invitando ad avere rispetto delle leggi di questo Stato. E vorrei conservare un certo limite alla riservatezza che non vuol dire nascondere qualcosa, ma semplicemente poter vivere in libertà».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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