Decadenza Berlusconi, tensione Pd-Pdl sul voto segreto in aula

La questione non è stata posta nel calendario dei lavori di ottobre dalla conferenza dei capigruppo di palazzo Madama, ma non basta ad allentare la tensione sull’argomento. Il Pdl: "Inarrestabile deriva democratica"

La decadenza di Berlusconi sarà decisa dall'aula del Senato. Si deve ancora decidere come avverrà la votazione, se in modo palese o segreto. La questione non è stata posta nel calendario dei lavori di ottobre dalla conferenza dei capigruppo di palazzo Madama, anche perché sul tavolo del presidente Pietro Grasso non era ancora arrivata la relazione del presidente della Giunta delle elezioni, Dario Stefàno. Il primo ad andare alla carica è Sandro Bondi, che mette in guardia: "Il fatto che il Pd si dichiari a favore del voto palese, a dispetto del regolamento vigente, della prassi parlamentare e dei principi più elementari posti a salvaguardia della libera coscienza dei parlamentari, è una vergogna e si spiega solo con la volontà da parte del Pd di mettere in discussione quel minimo di coesione e di rispetto reciproco su cui si può fondare una alleanza di governo". Ancor più duro Daniele Capezzone: "Se il Pd insisterà per il voto palese, sceglierà la via della barbarie". Anche Fabrizio Cicchitto si mostra preoccupato: l’opzione del Pd per il voto palese "è del tutto destituita di fondamento e ci auguriamo che venga vanificata dagli approfondimenti di tecnica costituzionale che non possono non essere fatti in quella sede".

"La vicenda relativa alla decadenza di Berlusconi - commenta Stefania Prestigiacomo - è caratterizzata da una inarrestabile deriva democratica. Una pericolosa degenerazione determinata, oggi, dalla volontà del Pd di procedere con voto palese
nonostante il regolamento preveda inequivocabilmente il voto segreto. Non solo dunque gli esponenti della sinistra scelgono di violare le norme stabilite, ma puntano a stravolgere la prassi parlamentare e ad imporre una diversa procedura volta a tutelare la libertà di coscienza del parlamentare. Un atteggiamento privo di onore, ipocrita e dannoso non solo verso il leader del Pdl ma verso tutti gli italiani che cos non potranno avere la certezza di vivere in un paese nel quale è sacro il rispetto dei valori fondamentali della nostra democrazia".

E il Pd cosa dice? Il presidente dei senatori democratici, Luigi Zanda, al termine della Giunta che rinvia la decisione al 29 ottobre cerca di smorzare le polemiche, affermando che "la decisione si prenderà sulla base dell’analisi del regolamento" ma subito dopo precisa che "se mi chiedete se in decisioni di questa natura sia meglio il voto palese o il voto segreto, la mia personale risposta - conclude Zanda- è che il voto palese garantisce in modo migliore la trasparenza delle decisioni". Il candidato alla segreteria del Pd, Gianni Pittella, dice di volere il voto palese, "perché ciascuno si assuma le proprie responsabilità e non si decida nell’ipocrisia del voto segreto".

Il Movimento 5 Stelle alla Giunta del regolamento del Senato ha proposto di concludere, con un’interpretazione da fare entrare immediatamente in

vigore, che "le deliberazioni dell’Aula sulle proposte della giunta in materia di verifica dei poteri siano sottoposte alla disciplina generale" relativa ai modi di votazione e «pertanto debbano essere votate in maniera palese"

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