"Decreto legge ostile". La solita lagna delle Ong contro il governo

Alla Ocean Viking non piace il porto di Salerno e si lamenta, la Louise Michel vuole lasciare Lampedusa nonostante il fermo e attacca l'Italia

"Decreto legge ostile". La solita lagna delle Ong contro il governo

Anni e anni di governi molli sulle questioni migratorie hanno favorito la creazione di un'immagine remissiva dell'Italia. Lo dimostra l'atteggiamento delle Ong, irritate dal nuovo corso di Palazzo Chigi, che non permette loro di agire in piena libertà ma impone il rispetto delle regole e delle leggi. Un'insofferenza, quella della flotta civile, appoggiata dall'opposizione di governo che prosegue, nonostante i danni causati da anni di politiche ideologiche, che oggi presentano il conto con le difficoltà della macchina organizzativa e una scarsa credibilità davanti alle Ong. Da Lampedusa, l'equipaggio della Louise Michel fermato per non aver rispettato la legge si lagna perché vuole tornare in mare e quello della Ocean Viking, invece, si lamenta perché non gradisce l'assegnazione del porto di Salerno.

"L'unico scopo del nuovo decreto legge ostile dell'Italia, con il quale la Louise Michel è ora trattenuta, è quello di impedire alle persone in movimento di raggiungere un porto sicuro e di impedire il soccorso alle navi civili", scrivono dalla nave di Banksy. È il classico comunicato vittimista delle Ong, in cui i migranti senza documenti vengono chiamati "persone in movimento", secondo la ben chiara strategia di confondere l'opinione pubblica per portarla dalla propria parte. "Forzare le navi in porto subito dopo il primo salvataggio non è per il benessere dei sopravvissuti, ma per ridurre le capacità di salvataggio urgentemente necessarie e per impedire un'importante documentazione delle violazioni dei diritti umani in mare", attacca ancora l'equipaggio.

Non viene però messo in evidenza in questa rimostranza che la Louise Michel è arrivata a Lampedusa con un carico di persone a bordo che era oltre il doppio di quello per il quale l'imbarcazione è stata omologata. E questo sovraccarico è stato il frutto di tre diversi interventi, due dei quali eseguiti successivamente all'assegnazione del porto, dove la legge impone alla nave di dirigersi con la massima velocità possibile. Se questa indicazione non è di gradimento per le Ong, nessuno le obbliga a seguirla: possono fare domanda di porto in tanti altri Paesi del Mediterraneo e attendere una risposta positiva. Con il suo atteggiamento, l'equipaggio ha messo in pericolo la vita dei migranti, perché ha esposto la nave a un altissimo rischio.

Lo stesso discorso vale per l'equipaggio della nave Ocean Viking, alla quale è stato assegnato il porto di Salerno, evidentemente non gradito. Ha a bordo 92 migranti recuperati davanti alle coste libiche e vuole un porto più vicino, magari in Sicilia, perché quello campano si trova "a 880 km di distanza. Il meteo peggiora, temiamo che la navigazione possa colpire negativamente i naufraghi".

Lungo la rotta incontra Malta, isola europea e porto sicuro: perché non domandare un porto? E non regge la narrazione della sinistra secondo la quale lo Stato insulare non abbia la capacità di gestione del nostro Paese perché di piccole dimensioni. Poco più di 90 persone non dovrebbero rappresentare un problema, soprattutto in un contesto in cui l'Italia dall'inizio dell'anno ne ha prese decine di migliaia e Malta solo una.

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