Devi fare qualcosa? Rinvia Fama e soldi arrivano domani

Un professore americano teorizza la filosofia della "procrastinazione strutturata". In Italia sono tanti ad averla applicata. Con successo

Devi fare qualcosa? Rinvia Fama e soldi arrivano domani

Traccheggiare e cazzeggiare sono due facce (di bronzo) della stessa medaglia. Chi infatti rinvia a domani quello che può fare oggi è, comunemente, la stessa persona che non piglia mai nulla sul serio, anzi ci ride su. Personaggio-simbolo di questa specie antropologica è, da sempre, Renzo Arbore. Non che Arbore sia un pigro di natura, anzi. Ma la sua filosofia di vita è quella di chi - beato lui - raggiunge il successo divertendosi e senza mai farsi prendere dallo stress. Tutti i suoi programmi tv, al pari dei personaggi che nel tempo lo hanno affiancato, trasmettevano la voglia di prendersela comoda, saltellando fra uno sketch con un giovane Benigni e una pernacchione di Bracardi. Ed è proprio allo stile scanzonato della «banda Arbore» (ricordate anche i «pedalò» di Maurizio Ferrini? il «concorso Cuore Toro» di frate Antonino da Scasazza? il «brodo primordiale» del professor Pazzaglia? i reportage dell'inviato «Mr Ramengo»? ecc.) che sembra essersi ispirato John Perry, professore alla Stanford University, autore del libro «La nobile arte del cazzeggio». L'editore, Sperling, spiega il senso dell'opera: «A chi non è capitato di sentirsi inconcludente, perditempo, in colpa (e colpevolizzato) per aver rimandato una cosa "importante"? Finalmente è giunto il momento della rivincita dei procrastinatori incalliti: un illuminato filosofo e cazzeggiatore professionista ci spiega infatti, con lucida ironia, che i rimandatari cronici sono in realtà individui produttivi ed efficaci, il cui potenziale può essere migliorato stimolando opportunamente proprio la loro tendenza a "non fare"». Che, detta così, sembra il ritratto di talenti nostrani vecchi e nuovi: da Paolo Villaggio a Fabio Volo; da Gianni Boncompagni a Mario Balotelli; da Luciano De Crescenzo ad Adriano Celentano e via rallentando... Tutti testimonial di un'esistenza slow che non ha impedito loro di ottenere grandi e successi professionali. Ma sempre senza spingere sull'acceleratore, calibrando la carriera su ritmi anti-stress. Ridendoci su quand'era possibile e ridendoci ancora di più su quand'era impossibile. Insomma, cazzeggiandoci su.

Certo, il professor John Perry non si sognerebbe mai di esprimersi così. Idem per il critico di «Panorama» che caldeggia la lettura del libro con la seguente recensione: «In un mondo frenetico, dove ogni impegno sembra importante e la posta elettronica ci richiama ogni momento al nostro lavoro, Perry ci insegna a prendere con maggiore filosofia l'arte del rinvio. E a pensare la nostra agenda secondo l'infallibile sistema della “procrastinazione strutturata“. AAA non astenersi perditempo».

Occhio alla parola «agenda» che - complice forse l'agenda Monti - sembra essere diventata di moda e circola quindi con una certa insistenza. Raccomanda infatti il professor Perry: «Il problema non siete voi, ma l'agenda, che va soltanto ripensata secondo l'infallibile sistema della "procrastinazione strutturata"». Restando sul difficile il professor Perry fa sua «la fondamentale nozione filosofica di akrasia». Akrasia? Urge traduzione. Trattasi del «motivo misterioso che ci spinge spesso a intraprendere azioni diverse da quelle che noi stessi riteniamo migliori, individua le cause nascoste (come la "sindrome da carenza di parentesi chiuse"), elabora raffinate strategie, offre convincenti aneddoti e brillanti suggerimenti». Regalandoci così una lezione che potrebbe cambiare la nostra vita: la tendenza alla procrastinazione va tranquillamente accettata.

«Ogni volta che gioite per un'impresa riuscita o un lavoro portato a termine - conclude il

filosofo dell'arte del cazzeggio -, ricordiamoci di apprezzare anche il tempo perso: sognare a occhi aperti è un'attività che può condurre molto lontano». E senza neppure correre il rischio di sbattere la faccia contro un palo.

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