Diffamazione, basta la pena pecuniaria

Caro Ivano,ti rispondo non da giornalista e neppure da politico, bensì da persona, da essere umano, da cittadino consapevole del valore che hanno quelle libertà fondamentali che pure troppo spesso diamo per scontate, le quali sono poste a fondamento del nostro ordinamento, che è democratico proprio perché riconosce il ruolo essenziale dell'informazione

Diffamazione, basta la pena pecuniaria
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Gentile Direttore,

lei non è soltanto un giornalista e un direttore che ha collezionato successi e che ha fondato anche un quotidiano nazionale, ma è anche un politico, rivestendo il ruolo di consigliere regionale in Lombardia con il partito Fratelli d'Italia. Quindi è proprio la sua opinione che desidero conoscere

riguardo le proposte di modifica al testo sulla diffamazione di cui è relatore il senatore Gianni Berrino di FdI, che prevedono un inasprimento delle pene per i giornalisti che si rendano autori di suddetto reato.

La ringrazio anticipatamente.

Ivano Costantino

Caro Ivano,

ti rispondo non da giornalista e neppure da politico, bensì da persona, da essere umano, da cittadino consapevole del valore che hanno quelle libertà fondamentali che pure troppo spesso diamo per scontate, le quali sono poste a fondamento del nostro ordinamento, che è democratico proprio perché riconosce il ruolo essenziale dell'informazione. Essa, a sua volta, si poggia e deriva dall'articolo 21 della Costituzione, che vorrei ricordare oggi: «Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure».

Di questa norma ci dimentichiamo sempre più spesso e mai come adesso assistiamo sia ad un abbassamento della qualità dell'informazione stessa sia ad un aumento dei limiti a questa posti, limiti che talvolta giustifichiamo con l'esigenza di tutelare altri diritti o di essere politicamente corretti. In questo errore non scivola solamente la sinistra, che aveva partorito, ad esempio, il Ddl Zan, che introduceva nuovi pericolosi delitti di opinione, ma - ahinoi - anche la destra. E Fratelli d'Italia non

ci sta facendo una bella figura, per questo mi auguro che si ravveda seduta stante. Del resto, gli altri partiti della maggioranza, memori dei loro principi fondativi, hanno preso immediatamente le distanze dall'iniziativa di quei senatori meloniani che ritengono opportuno punire - poiché di questo si tratta - con la detenzione i giornalisti che siano condannati per diffamazione, nonostante la stessa Corte costituzionale nel giugno del 2021 abbia chiesto al Parlamento di eliminare la pena carceraria in tale ambito, in quanto illegittima.

È pacifico che i giornalisti non abbiano diritto di diffamare chicchessia, di inventare fatti falsi, ledendo l'onore e la reputazione di chiunque. Mica qualcuno rivendica una sorta di diritto di diffamazione. Nessuno di noi sostiene la libertà dei cronisti di infangare ora questo e domani quello. Attenzione, però. La possibilità, ovvero il pericolo, di essere rinchiuso in gattabuia, addirittura per anni, a causa di un articolo, di un servizio, di un reportage, di un titolo, rappresenta una specie di deterrente, dal potere intimidatorio, il quale può comprimere la libertà di stampa, nuocendo dunque alla democrazia.

A me gli emendamenti presentati

risultano più consoni ad un regime totalitario di sinistra o di destra che a una Repubblica democratica che si regge sulla libertà di espressione e il diritto dei cittadini di essere informati nonché di informare.

Sai, Ivano, anche la premier Meloni è una giornalista, tra le altre cose. E sono certo che ella interverrà per salvaguardare quella libertà di parola a tutela della quale, pure quando Giorgia era all'opposizione, si è sempre schierata con coraggio e fermezza.

Ritengo altresì che le sanzioni pecuniarie siano misura più che sufficiente per dissuadere chiunque intenda usare la penna in maniera poco corretta dal porre in

essere una simile disonesta condotta. Quattro anni e mezzo di carcere è pena più o meno equiparabile a quella prevista per i reati di stupro o di rapina a mano armata e altri delitti.

Mi pare che stiamo un po' esagerando.

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