"Non possiamo inseguire la decarbonizzazione al prezzo della desertificazione economica". Giorgia Meloni riafferma un principio chiaro: giusto lavorare per una transizione energetica amica dell'ambiente, ma senza sacrificare lo sviluppo e la produttività. "In un deserto non c'è niente di verde. Non a caso l'Italia in Europa è capofila di un non-paper sull'automotive che chiede di rivedere quelle norme che rischiano di mettere in ginocchio l'industria dell'auto e di riaffermare il principio della neutralità tecnologica", ha ribadito il capo del governo in un videomessaggio inviato alla assemblea di Alis, Associazione Logistica dell'Intermodalità Sostenibile. Parole non nuove, che la platea degli operatori del settore hanno accolto con favore. Come una boccata d'ossigeno.
Sul tema, infatti, il governo sta assumendo una linea di buon senso che contrasta l'approccio degli aut-aut perseguito sinora dalle più intransigenti linee guida, orientate nei fatti alla deleteria prospettiva di una decrescita felice. "Noi siamo convinti che vadano usate e sostenute tutte le tecnologie che contribuiscono ad abbattere le emissioni, senza chiusure ideologiche e dannose per molte filiere. Non solo: occorre insistere per rimuovere tutti quei blocchi al mercato interno che ormai da mesi si stanno verificando su alcuni dei prioncipali valichi alpini e che rischiano di isolarci dal resto d'Europa. Il governo è impegnato anche su questo e questo impegno non verrà meno", ha affermato ancora Meloni.
Poi la promessa: "Lavoreremo perchè la transizione economica cammini di pari passo con la sostenibilità economica e sociale". Nel dare concretezza a questo proposito, la leader di Fratelli d'Italia ha anche parlato di trasporto intermodale come "soluzione strategica per ridurre le emissioni di CO2, per migliorare l'efficienza della catema logistica e garantire uno sviluppo eocnomico sostenibile". Questo obiettivo - ha tuttavia precisato il presidente del consiglio - "deve essere perseguito anche cambiando alcune scelte europee degli ultimi anni che hanno pagato un prezzo troppo alto all'ideologia e hanno di fatto chiuso la porta a chi fa impresa. Dobbiamo garantire un quadro regolatorio certo evitando rigidità eccessive che danneggiano chi fa impresa e crea occupazione". Le considerazioni del premier risultano peraltro avvalorate dalla stretta attualità, dopo le dimissioni di Carlos Tavares dalla guida di Stellantis e nel mezzo di un maxi-sciopero in Germania contro i tagli annunciati da Volkswagen proprio per far pronte alla crisi dell'auto elettrica.
Parole condivise anche dal vicepremier e ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini. "Mettere al bando i motori endotermici dal 1° gennaio 2035 è una follia: è figlio o di ignoranza o di arroganza o di interessi economici non europei ma extraeuropei. Tertium non datur", ha rimarcato il leader leghista, intervenendo semre all'assemblea di Alis. Per questo - ha proseguito Salvini - "richiedo a gran voce, a nome del governo italiano e delle imprese italiane, che la commissione Ursula Von der Leyen 2 riconosca l'errore fatto e torni indietro rispetto a quello che è un suicidio economico industriale e ambientale altrimenti annunciato".
Da parte di Alis sono arrivate analoghe considerazioni.
Le politiche europee degli ultimi anni - ha dichiarato il presidente di Alis, Guido Grimaldi - "danneggiano il settore dei trasporti e della logistica e la competitività del settore". Da qui la richiesta al governo chiediamo di "aiutare gli imprenditori che continuano a investire dopo guerre, crisi energetica e pandemia. Loro fanno la differenza".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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