Dimmi come stai in cucina e ti dirò che casalinga sei

Uno studio dell'Università di Firenze disegna i quattro profili  delle donne che lavorano in casa. E che però sognano di evadere

Dimmi come stai in cucina e ti dirò che casalinga sei

Quello che segue è un breve vademecum ad uso di mariti e figli desiderosi di interagire nel migliore dei modi con la propria moglie/madre casalinga. Innanzitutto è fondamentale incasellare nell'apposita tipologia di appartenenza quella che un tempo veniva definita «l'angelo del focolare» (e che ora, nell'era di Desperate Housewives, sarebbe più giusto ribattezzare «la stronza del living room»). Particolarmente utile, a tal proposito, può risultare lo studio che la Provincia di Firenze ha commissionato al Dipartimento di Scienza della politica e Sociologia dell'università di Firenze che ha portato all'individuazione dei seguenti quattro profili casalingheschi: «soddisfatte», «adattate», «costrette» e «temporanee». Analizziamoli uno per uno.
Soddisfatte
Si tratta di casalinghe in età avanzata che hanno deciso presto di abbandonare il lavoro per rispondere ai bisogni della famiglia. Tra le caratteristiche che le definiscono, rivendicano con forza la loro scelta e non nascondono di desiderare un maggiore riconoscimento sociale del proprio ruolo. Si consiglia di iscriverle al Movimento Italiano Casalinghe (MO.I.CA.) e, ogni tanto, di gratificarle con frasi del tipo: «Ai fornelli sei meglio di Antonella Clerici...».
Adattate
Si tratta di casalinghe adulte che «non hanno una visione spiccatamente tradizionale dei ruoli di genere, hanno una storia lavorativa alle spalle, ma per i più svariati motivi, si sono trovate nella condizione di decidere di seguire le attività domestiche e l'educazione dei figli». Traduzione: hanno il dente avvelenato contro tutto e tutti. Spesso sono donne che hanno figli abbastanza grandi e che vorrebbero rientrare nel mercato del lavoro, non tanto per una pura gratificazione personale o professionale, quanto per ritrovare una indipendenza economica dal marito. Eviti, il coniuge, di rivolgersi a loro con frasi del tipo: «Caraaa... quanti soldi devo lasciarti oggi?». Ed evitino, i figli, di rincarare la dose con richieste del genere: «Mammaaa... visto che non hai niente da fare, potresti lucidarmi le scarpe da calcetto?».
Costrette
Attenzione, sono le più pericolose. Il loro livello di autostima è sotto i tacchi (anzi, sotto i plantari delle ciabatte). Trattasi di donne rimaste espulse dal mercato del lavoro, che vivono la dimensione domestica quasi come una punizione e quando si dichiarano «casalinghe» lo dicono come fosse qualcosa di cui scusarsi. Due terzi delle casalinghe «costrette» si trovano a casa per aver perso il posto del lavoro e il mancato reingresso nell'ambito delle forze di lavoro non rappresenta una loro scelta, ma l'effetto della sfiducia o delle barriere nei loro confronti. Odiano tutti i leader politici dell'intero arco costituzionale. Detestano soprattutto il Movimento 5 Stelle, perché gli ricorda le stelle dei ristoranti della Guida Michelin. Mentre le «costrette» - si sa - odiano cucinare!
Temporanee
Da prendere con le molle, anzi con le mollette (le troverete nell'apposito cestello che penzola dallo stendipanni sul balcone). Si tratta di donne istruite e mediamente più giovani, che si aggirano intorno ai 30 anni, che nell'incertezza del futuro professionale investono nella sfera familiare, come neo mamme, mogli o compagne, in attesa di occasioni più favorevoli per rientrare nel mercato del lavoro. Cosa che le porta a fare il bucato e a spolverare i mobili, sognando però di dirigere un consiglio di amministrazione.

Anche una quota poco inferiore al 50% delle casalinghe «temporanee» ha perso il lavoro, ma in questo caso rimanere a casa corrisponde ad una propria scelta, nella convinzione di poter ricominciare a lavorare quando la famiglia richiederà un impegno minore. Campa cavallo, che i panni da stirare crescono...

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