Il dirigente del Pd e la villa sospetta costruita dal clan

Il segretario democrat acquistò l'immobile da un costruttore considerato vicino ai casalesi. Che aveva edificato mezza città

Il dirigente del Pd e la villa sospetta costruita dal clan

Una villa da più di mezzo milione e una conoscenza imbarazzante legata ai casalesi. Per il segretario del Pd reggiano, Roberto Ferrari, l'acquisto della villa nel comune di Fabbrico è stato l'inizio della parabola discendente. Poteva puntare al Parlamento, ma la sua candidatura alle primarie venne giudicata inopportuna anche dal partitone rosso per via di quella compravendita del 2009 e resa pubblica solo dopo che il costruttore campano Giuseppe Nocera è stato oggetto delle indagini della procura di Napoli.
Gli inquirenti gli avevano sequestrato quote societarie in provincia di Reggio Emilia. Nocera, assieme ad altri, era ritenuto vicino al clan di Michele Zagaria, il boss dei casalesi arrestato nell'autunno del 2011 dopo lunga latitanza. Nel dicembre di quell'anno i carabinieri misero così sotto sequestro le quote societarie di Nocera, tra cui la «Delta costruzioni».
L'ipotesi: lì veniva reinvestito il denaro dei clan. Ma la Delta costruzioni è anche l'impresa con la quale Nocera ha costruito per Ferrari e la moglie, impiegata in Comune a Reggio nello staff del sindaco e presidente Anci Graziano Delrio, una villa di pregio: da oltre 520mila euro allo stato grezzo, esclusi infissi, rivestimenti, impianti e cappotto esterno. Dunque sicuramente un valore sopra i 600mila euro. Ferrari, ex operaio al pastificio Dallari, era poi stato sindaco e assessore all'urbanistica a Fabbrico, paese dove Nocera, indisturbato, ha costruito quasi tutto, opere pubbliche comprese.
«L'ombra dei clan nelle amministrazioni rosse», titolavano i giornali in quei giorni. Ferrari ammise di conoscerlo: «Mi ha costruito casa», si giustificò lui con un giornale. «Poteva non sapere», il refrain del partitone a difesa del segretario. Una linea ben diversa da quella utilizzata dal laeder Bersani che in questi giorni ha girato la Lombardia con un unico mantra: «Regione infestata dalla 'ndrangheta che ha fatto affari con le amministrazioni azzurre».
E nella rossa Emilia? Silenzio, nessuno tra i democrat ha osato chiedere a Ferrari le dimissioni e nemmeno spiegazioni anche alla luce del fatto che tutti gli atti urbanistici del Comune, con i quali l'amministrazione concedeva a Nocera di lottizzare la gran parte del territorio urbano prima agricolo, sono stati licenziati proprio da Ferrari: sindaco e assessore. In pratica, il segretario Pd non solo si è fatto costruire la casa da un personaggio poi accusato di essere il luogotenente emiliano dei casalesi, ma gli ha anche concesso la possibilità di diventare il dominus incontrastato del mattone nella città da lui governata.
Possibile? Ma perché non ha verificato? «Perché lavorava qui da 30 anni e ha fatto anche tante cose per il Comune», si è giustificato lui, ammettendo di non aver mai svolto indagini su chi fosse davvero quel costruttore.

E sì che quando invece la malavita cerca di entrare in amministrazioni non rosse, i democrat sono sempre lì con il ditino puntato all'insegna del teorema del «non poteva non sapere». In questo caso invece a Ferrari, tutti, tranne il Pdl e gli ex leghisti che hanno avviato indagini su quell'episodio, concedono il beneficio della distrazione.

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