Divorzi, rivoluzione di coppia Ora gli alimenti li sborsa lei

Dal 2005 a oggi la percentuale delle donne che mantiene coniuge e figli è raddoppiata. Ma c'è già chi "dimentica" di pagare. E finisce in carcere

Divorzi, rivoluzione di coppia Ora gli alimenti li sborsa lei

Non ci sono più le mezze stagioni. E non c'è più nemmeno il dogma secondo cui - in caso di divorzio - a passare gli alimenti debba essere per forza il marito. Una consuetudine mai contemplata nel codice, ma tradizionalmente conculcata nella testa dei giudici chiamati a dirimere le cause di separazione. Da qualche anno a questa parte invece, anche alla luce di una società dove il rapporto uomo-donna è profondamente mutato, sono sempre di più le mogli chiamate a versare gli alimenti. I dati disponibili più recenti si fermano al biennio 2007-2008 quando il Centro studi Ami (Associazione matrimonialisti italiani) stimò in 3,6 (nel 2005 era appena l'1,8) la percentuale delle sentenze con cui si è stabilito che «a provvedere agli alimenti sia la moglie»: numeri che, con ogni probabilità, negli ultimi 5 anni si saranno ulteriormente raddoppiati. Un'escalation difficile da ipotizzare appena qualche decennio addietro, quando - in caso di rottura del matrimonio - a far fronte in maniera sostanziale ai bisogni economici del coniuge e dei figli era esclusivamente il marito; e ciò anche quando il soggetto «ricco» all'interno della coppia era la moglie. Un evidente squilibrio interpretativo che però pagava lo scotto di una società in cui un uomo che si facesse «mantenere» da una donna rappresentava una realtà (culturale ancor prima che giurisprudenziale) inaccettabile. Oggi, per fortuna, le cose sono cambiate e viviamo un'evoluzione giuridico-sociale da salutare con favore. Se non fosse che alcune donne (una minoranza, per carità) hanno subito mutuato dagli uomini (una minoranza, per carità) il deprecabile vizio di «dimenticare» di pagare gli alimenti statuiti dal giudice.
La cronaca di questi giorni ci propone due casi-fotocopia: donne che - colpevoli della suddetta «dimenticanza» - sono finite dritte in carcere, una a Milano e l'altra ad Ancona. I loro avvocati, ovviamente, se ne dolgono, accampando per le protagoniste delle tristi storie non una ma mille giustificazioni. Alcune di esse saranno di sicuro fondate, ma resta il dato di fondo: gli alimenti vanno pagare sempre e comunque; chi non lo fa commette un grave reato ed è giusto che se ne assuma i rischi, compreso quello di finire in carcere. Ciò vale per gli uomini (molti dei quali hanno subito tale sorte), ma è giusto che valga pure per le donne. Stessi diritti, stessi doveri. È una questione di civiltà e rispetto (rispetto per la legge e rispetto per i sentimenti). La vera parità dei sessi passa anche attraverso questi provvedimenti. Tutto il resto è demagogia da quote rosa. Ma a quale identikit antropologico rispondono queste nuove moglie forti di carattere e di conto in banca? Hanno dai quaranta ai cinquant'anni e vivono perlopiù nel Nordest, ma non solo. C'è la manager, c'è l'industriale, c'è l'ereditiera, c'è la libera professionista: tutte molto simile allo stereotipo della donna «con le palle». «Il 60% delle donne che mantengono l'ex coniuge esercitano una libera professione, il 25% sono imprenditrici e il 15% svolgono un'attività comunque ben remunerata - ha di recente spiegato al Corriere della Sera l'avvocato romano Gian Ettore Gassani, presidente nazionale dell'Associazione dei matrimonialisti italiani -. Quasi quattro su dieci, il 38%, sono più anziane dei mariti. E questo è interessante, ci spiega perché poi siano loro a dover versare gli alimenti o l'una tantum quando si divorzia. Negli ultimi anni le donne hanno sposato uomini più giovani e quindi anche meno inseriti sul piano professionale. È facile che poi siano loro a dover sostenere economicamente i mariti».


Ma l'avvocato Giuseppe Caccetta (che difende la donna finita in carcere a Milano per non aver pagato gli alimenti al marito) mette in guardia: «Può accadere - come nel caso della mia cliente - che le accuse siano totalmente infondate. E che si resti vittima di un meccanismo infernale. Attenzione, può capitare a tutti...». E per trovarne riprova basta sfogliare i giornali.

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